Salve le due “disperse” nubifragio da record

CADORE. In Cadore e nel Comelico è un risveglio da “Day after” con la gente che si guarda attorno per contare i danni del violento nubifragio che si è abbattutto tra le 19.10 e le 19.40 di lunedì. Difficile dimenticare quelle immagini: torrenti che tracimano, frane sulle strade, alberi abbattuti, allagamenti un po’ ovunque. Una mezz’ora da incubo con la pioggia intensa che si trasforma in grandine ed il vento che spazza via ogni cosa fragile si trovi davanti. I danni sono stati ingenti. Nel solo comune di Auronzo il sindaco Daniela Larese Filon li quantifica in oltre mezzo milione di euro. Senza contare quelli dei privati. A Santo Stefano, altro comune particolarmente colpito dal nubigragio, la sua collega, Alessandra Buzzo, parla di “danni ingenti” ma non li “monetizza”. Qualche dato positivo, comunque, c’è. Innanzitutto non ci sono stati vittime o feriti. E la macchina dei soccorsi ha funzionato come meglio non poteva: tutte le strade interessate da frane e smottamenti, ieri mattina, erano tornate percorribili ed i pericoli messi in sicurezza, dopo una notte di duro lavoro.
Dispersi ritrovati. Il “Day after” del nubifragio è iniziato con una buona notizia. Le due escursioniste tedesche, date per disperse la sera prima, sono sane e salve. Il giallo della loro scomparsa è stato risolto poco dopo le 9 quando gli uomini del 118 e del soccorso alpino hanno appurato che le due donne avevano trascorso la notte al bivacco “Brigata Battaglione Cadore” e che erano ripartite di prima mattina per concludere il loro giro. A fugare ogni dubbio sono stati tre giovani che hanno pernottato nello stesso bivacco. Nel pomeriggio di lunedì, le due escursioniste germaniche avevano detto al gestore del rifugio “Carducci” che avrebbero imboccato il sentiero che porta al gruppo del Popera. Il punto è che, nel corso del nubifragio, una frana s’è staccata a fianco della ferrata Roghel, sotto i campanili del Popera, invadendo il sentiero che le due escursioniste avrebbero dovuto percorrere. Fortunatamente, invece, dopo aver superato la “Cengia Gabriella”, le due donne avevano deciso di fermarsi nel bivacco, prima della zona interessata dalla frana. Un’altra escursionista tedesca di 66 anni, che lunedì sera s’era infortunata ad un polso, nei pressi del rifugio “Pramperet”, in Valle di Zoldo, è stata trasportata all’ospedale di Belluno solo ieri mattina. Il maltempo della sera prima, infatti, aveva impedito ai soccorritori di riportare a valle l’infortunata.
La conta dei danni. Dopo la tempesta, si contano i danni. Il nubifragio ha lasciato il suo segno. Tra le 19.10 e le 19.40 decine di frane si sono abbattute sulle strade secondarie e sulle arterie principali del Cadore e del Comelico. Sulla statale 52 Carnica, pietre e sassi hanno invaso la strada all’uscita di Cima Gogna, verso Auronzo. Smottamenti sono stati segnalati a Tarlisse, prima della galleria del Comelico e a Tornede, poco prima di Palus San Marco. Nell’Ampezzano ghiaia e detriti si sono accumulati sul letto del Rio Gere costringendo ieri i vigili del fuoco a monitorare costantemente la situazione. Sotto stretto controllo anche il rio Bigontina, che si è alzato di due metri e mezzo, ed il ponte che lo attraversa. Problemi anche per qualche legnaia nella parte alta del villaggio di Alverà. Danni causati dall’acqua e dagli alberi abbattuti sono stati segnalati a Borca, Laggio e Vallesella. In tilt anche le linee telefoniche e la linea elettrica Pelos-Calalzo a causa di un conduttore fatto saltare da una pianta abbattuta. L’Enel ha successivamente ripristinato il guasto.
Sentieri cancellati. Alcune sentieri di montagna in Comelico sono stati danneggiati dalle frane. Danni sono stati rilevati sui sentieri che portano al rifugio “Berti” e al “Carducci”. Ieri mattina alcuni escursionisti sono stati dirottati verso percorsi più sicuri per evitare brutte sorprese. «Stiamo cercando di mandare la gente verso sentieri più protetti» - ha spiegato nella prima mattinata Rosalia Martini, gestore del rifugio “Lunelli”. «In queste circostanze, è proprio il caso di dirlo, la prudenza non è mai troppa».
Un super-lavoro. Il nubifragio ha costretto ad un super-lavoro i vigili del fuoco, le forze dell’ordine ed i tecnici di Anas e Veneto Strade. Nella serata di lunedì, i pompieri, tra effettivi e volontari, nelle zone colpite dal maltempo, sono stati impegnati complessivamente in poco meno di una quarantina d’interventi, alcuni piuttosto impegnativi. Già nella mattinata di ieri, la situazione della viabilità in Cadore e soprattutto nel Comelico era tornata alla normalità. Battesimo del fuoco anche per la nuova sala operativa della Protezione civile di Auronzo che ha dato il proprio contributo coordinando i soccorsi e monitorando corsi d’acqua e frane in Val d’Ansiei.
Un evento eccezionale. L’Arpav lo definisce senza mezzi termini un “evento eccezionale”. Il nubifragio che si è abbattuto ad Auronzo è risultato, come intensità, il più forte in assoluto dal 1923. A Misurina, invece, ha pareggiato, come intensità, il temporale del 22 agosto 2009. In trenta minuti ad Auronzo sono scesi qualcosa come 39,8 millimetri di acqua, a Misurina 35,2 millimetri, a Santo Stefano 31,2 e a Casamazzagno 30,4. L’Arpav sottolinea in un comunicato che “valori di intensità pluviometrica così elevati sono da considerarsi straordinari per tutta l’area dolomitica (tranne per quella prealpina, più abituata a fenomeni temporaleschi violenti). In passato si ricordano, oltre al temporale del 22 agosto 2009, i temporali del 25 luglio 2005 in Val Visdende (17,6 millimetri a Cimacanale), del 13 giugno 2003 a Malga Ciapela (15,4 millimetri in 5 minuti), del 12 settembre 2008 a Sappada (33,6 millimetri in 15 minuti) e dell’agosto 1970, ancora a Sappada (47 millimetri in 30 minuti)”.
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