Salvini a Belluno tra selfie e carabinieri
BELLUNO. Ricognizione di Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, sulle terre alte, da Belluno al Comelico, ma pensando a quota zero, alla mattanza nel canale di Sicilia, per dire ancora una volta che è tutta colpa del Governo e dell’Europa e per invocare il blocco navale. Ma fra una stretta di mano ai carabinieri in congedo, dopo l’omaggio al governatore Luca Zaia, e centinaia di “selfie”, con i militanti in piazza Duomo, il leader del Carroccio si è inoltrato lungo i sentieri dell’autonomia bellunese.
«Siamo assolutamente a favore di qualsiasi richiesta di auto-governo e di libera scelta dei cittadini. Purtroppo Renzi, la sinistra e la Moretti stanno portando tutto a Roma. Ciò vale non solo per le regioni come il Veneto, ma anche per le regioni a statuto speciale come il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige».
Quindi? Per Salvini c’è poco da sperare, il voto del 31 maggio diventa un referendum, anche per l’autonomia e l’indipendenza, ma pure per la specificità del Bellunese. «Si confrontano due idee diverse di Italia: quella di sinistra che dipende solo da Roma e dallo Stato e quella che punta sui territori, sulla montagna, sulla specialità, che è la nostra idea».
Per il segretario della Lega, in ogni caso, non è saggio per i bellunesi continuare a prendersela con i friulani, i trentini o i sud tirolesi. «Non bisogna togliere ai Trentini e ai Friulani la specialità, ma occorre permettere a quelli che hanno di meno di stare meglio. Questo è l’esatto contrario di quanto sta facendo il Governo, peraltro massacrando di tasse una realtà difficile, come il Bellunese, che andrebbe aiutata anziché tassata».
Gianpaolo Bottacin, probabile candidato della Lega Nord, ascolta e commenta. «L’autonomia per noi vuol dire esclusivamente la possibilità di trattenere sul territorio una quota di decimi delle tasse che versiamo. Il Bellunese invia a Roma un miliardo di euro in più di quello che riceve». Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Piotere, annuisce. «Certo, più soldi, ma nella prossima legislatura regionale» è la proposta che avanza,«vogliamo anche un assessore bellunese e sono sicuro che Zaia ce lo riconoscerà».
Lo stesso Bottacin? L’interessato risponde con un sorriso. Chiediamo, allora, a Salvini se questo può essere considerato o no un diritto dei Bellunesi. «Gli elettori fanno bene a chiedere di essere rappresentati. Ma, attenzione» rilancia, «dobbiamo vincere le elezioni il 31 maggio e per questo è necessario che la gente partecipi».
Paura degli assenteisti o anche degli ex leghisti, da Bellot a Toscani, che oggi stanno con Tosi? «No, di loro nessuna paura. Hanno scelto la carega. Se qualche colonnello e senatore sceglie la carega, io preferisco avere la truppa piuttosto che qualche graduato senza truppa. Al posto di una persona che esce ne entrano tre».
Tanti e tutti pesanti i problemi che i militanti trovano il tempo di sottoporre a Salvini. La viabilità, in prima istanza. «Servono soldi, non occorrono progetti e idee, dobbiamo dircelo» incalza Salvini, «Siccome ogni anno il Veneto manda 21 miliardi di euro di tasse a Roma, soldi che non tornano indietro, è necessario che una piccola parte di questi rimanga sul territorio. È tutto qui. Il nostro partito con 30 parlamentari si impegnerà sicuramente per questi problemi. Ma qui c’è il Pd che può tutto: governa Belluno, governa Roma, governa le province. Moretti, De Menech e gli altri spieghino dove finiscono ‘sti quattrini».
Le campane del Duomo annunciano la messa. Non si può fare i buonisti, magari andare alla messa, e poi consentire stragi come quella nel canale di Sicilia, insiste Salvini, occorre intervenire con il blocco navale, creare dei punti di accoglienza nel Nord Africa, insomma aiutare questa gente nei loro Paesi. E, in particolare, non accogliere altri profughi, garantendo loro colazione, pranzo e cena. E da Belluno Salvini manda un segnale di incoraggiamento ai sindaci perché continuino, sempre più numerosi («anche da sinistra») a dire di no, a ribellarsi. Ma, appunto per questo, il 31 maggio - è la sua conclusione - non basta vincere, bisogna stravincere. «Anche perché se vinciamo in Veneto mandiamo la lettera di sfratto sia a Renzi, che ad Alfano ed alla Boldrini».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi