San Vito, casa squillo cinese sequestrata dalla polizia

L’appartamento al Residence Valboite veniva spacciato per centro massaggi Due indagati: uno jesolano con precedenti e la “madame” clandestina

san vito

Una casa di prostituzione in via Beata Vergine della Difesa. La gestivano uno jesolano, il 61enne M.M., pluripregiudicato per truffe e reati contro il patrimonio, e una cinese di 27 anni, W.V., clandestina. Quest’ultima, la “madame”, e un’altra giovane “operaia” clandestina sono state rintracciate a Jesolo, dove veniva svolta l’appendice della stessa attività: entrambe erano prive di documenti e mai registrate.

Squadra mobile di Belluno e procura contestano a entrambi lo sfruttamento della prostituzione: l’indagine ha portato al sequestro di un appartamento a Jesolo in via Trentin e dell’appartamento di San Vito, che l’uomo aveva preso in locazione per i suoi “affari”. Affari nei quali rientravano residenti sanvitesi e molti turisti che hanno “approfittato” della situazione offerta dal locale situato all’interno del residence Valboite.

Zona riservata, residence fuori dai grandi flussi. Anche cento euro a prestazione e decine e decine di clienti passati per quella porta e per quei lettini, visto che come paravento dell’attività supposta illegale, c’era il solito centro di massaggi cinese pubblicizzato su siti e giornali. Stessa storia, stessa situazione dei precedenti “centri massaggi” che sono finiti sotto inchiesta in via Vittorio Veneto e in via Montegrappa a Belluno e dove analogamente i massaggi diventavano bollenti.

A San Vito il terrazzino era diventato una sorta di pattumiera di fazzoletti, profilattici e viagra: sono alcuni degli oggetti rilevati durante una delle perquisizioni.

L’inchiesta è partita ancora a febbraio, quando alcuni residenti hanno segnalato il via vai di clienti a tutte le ore, anche nei giorni festivi: le prenotazioni potevano avvenire tramite annunci di giornale o siti internet, a disposizione c’era il solito numero di cellulare. La squadra Mobile di Belluno, diretta dal dirigente Vincenzo Zonno, e il commissariato di Cortina con Luigi Petrillo, hanno iniziato gli accertamenti su delega del pubblico ministero Simone Marcon e gli appostamenti con il personale. Un’attività che ha richiesto parecchio tempo ma che ha permesso di vedere i clienti del centro al masaggi del “Valboite”: residenti, turisti, giovani e anziani. Con il decreto di perquisizione firmato dalla procura è scattata così l’operazione, che ha permesso di sorprendere la cinese (regolare) al lavoro e sequestrare viagra, profilattici, 4.200 euro in contanti, abiti succinti.

Le altre due cinesi avevano già lasciato San Vito per Jesolo e lì sono state rintracciate tempo dopo: si è scoperto così che erano entrate in Italia senza alcun titolo e che una di queste era la “madame”, probabilmente colei che gestiva le telefonate e il “traffico” di questa organizzazione che di fatto ha base nel Veneziano e si era allargata nell’alto Bellunese. Nella casa di legno tipo baita c’erano lettini e tutto l’occorrente per massaggi “hot”.

L’appartamento, passato al setaccio anche dalla Scientifica, è stato sequestrato, analogamente quello di Jesolo. In questi giorni si va verso la chiusura del fascicolo da parte del la procura, che vede due indagati per sfruttamento della prostituzione.

La polizia ha rintracciato anche un tariffario: mediamente 70 o 100 euro, certo il conto dipendeva dal cliente e dal tipo di prestazione, rapporto completo o orale. Ma c’è chi ha pagato anche 200 o 250 euro. Decine di clienti al giorno. Se a San Vito sono stati sequestrati 4200 euro, a Jesolo ne sono stati trovati 500 in contanti. Ma era l’alba. —



Argomenti:prostituzione

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi