Sangue sulla strade: schianto sulla 203 a Sedico, muore centauro
SEDICO. La Honda sul prato. Una decina di metri più in là, in mezzo all’erba alta e ai fiori, il corpo senza vita di Maurizio Panziera. Un 56enne perito minerario di Agordo, che stava lavorando in Basilicata. Morto sul colpo, anche per aver perso un braccio dopo il terribile schianto sulla provinciale 203 Agordina con una Volkswagen Golf di colore bianco, guidata da un 27enne di Belluno. La moto da 600 centimetri cubici, che procedeva in direzione Belluno è come esplosa nell’urto all’altezza di Candaten e giace accartocciata, accanto ai paracarri davanti all’area pic nic e di fronte alla caserma della Forestale. Il prato è arato dai profondi segni delle ruote dei due veicoli. La vettura diretta verso Agordo ha poi sfondato un muretto in cemento armato della casa abitata da Marcello Ferigo e travolto la rete di recinzione, prima di fermarsi su un albero di prugne. Ma non con il muso: di schiena.
Il colpo è stato violentissimo, alle 15.25 di un pomeriggio di sole. L’hanno sentito distintamente i forestali, che dopo un momento di comprensibile spavento sono stati i primi a intervenire, per cercare di soccorrere Panziera e fermare il traffico con le palette. Ma per l’uomo non c’era già più niente da fare. Immediata, comunque, la chiamata al Suem 118, che è piombato sul posto sia con l’ambulanza che con l’elicottero. Un intervento che alcuni testimoni hanno definito velocissimo: i soccorritori hanno provato in tutte le maniere a rianimare l’uomo, ma i tentativi sono stati inutili. I mezzi sono tornati vuoti alle rispettive basi e non è rimasto che far intervenire il carro funebre, accanto ai carabinieri di Trichiana, Cencenighe e Feltre e ai pompieri di Agordo e Belluno.
Il conducente della Golf se la sarebbe cavata con degli inevitabili traumi, attutiti comunque dagli airbag, che hanno fatto il loro dovere. È sceso dall’auto attraverso la portiera sul lato passeggero, perché la sua non si apriva più e, superati i primi momenti di inevitabile confusione, ha capito la gravità dell’incidente. Saranno le indagini dei carabinieri a stabilire la dinamica esatta, al momento tutte le ipotesi rimangono aperte: può essere stato un sorpasso avventato o anche un momento di distrazione. Da verificare anche la velocità con cui marciavano i due veicoli. Saranno importanti anche le testimonianze dei residenti, naturalmente per quel poco che hanno potuto vedere e soprattutto sentire.
La regionale 203 Agordina non è stata completamente chiusa al traffico, ma per diverso tempo è stato istituito un senso unico alternato, che ha provocato code e attese piuttosto lunghe, fino all’arrivo del carro attrezzi e al termine dei rilievi da parte dei carabinieri. I risultati della loro indagine saranno presto sulla scrivania del procuratore capo Francesco Savero Pavone, negli uffici del tribunale. Nel tardo pomeriggio, la circolazione è ripresa normalmente, con gli automobilisti in fila indiana, che si sono resi subito conto della gravità dell’incidente.
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