Sanità, a Belluno un appartamento per ospitare gli specializzandi
Inaugurato nel capoluogo è un modo per attirare i professionisti sanitari ed incentivarli a venire e restare a lavorare in provincia
Inaugurato il nuovo appartamento per il personale sanitario e gli specializzandi dell’Ulss 1 Dolomiti, a Belluno. I locali si trovano in via Sant’Andrea, nell’ex appartamento fino a qualche anno fa occupato dal dipartimento di Prevenzione dell’azienda sanitaria. Al taglio del nastro anche l’assessore regionale alla sanità e sociale, Manuela Lanzarin.
Al suo interno dopo una serie di interventi sono stati ricavati 11 posti letto, tre bagni, una cucina e un salottino comuni. La ristrutturazione è costata all’Ulss 100 mila euro, mentre tutto l’arredamento è stato donato dall’Ail di Belluno la cui presidente Carmen Mione ha evidenziato il lavoro importante dei volontari e del volontariato ma anche della necessità di fare squadra in questa provincia per evitare che le «nostre strutture vengano depotenziate». Cosa su cui l’assessore ha dato rassicurazioni che nulla della rete sanitaria sarà toccata.
«Si tratta di una sperimentazione importante che va nella direzione di attirare nel nostro territorio le professionalità di cui abbiamo bisogno», ha ribadito la direttrice generale Maria Grazia Carraro.
«Questo che stiamo vivendo è un momento particolare e la grande sfida è quella di attirare i professionisti in tutte le strutture sanitarie anche quelle non grandi», ha esordito Lanzarin facendo presente che la Regione è in prima linea per trovare delle soluzioni alla carenza di personale sanitario, sia esso medico che infermieristico. «E quello di mettere a disposizione dei posti dove stare durante l’esperienza anche a prezzi calmierati diventa una via da percorrere sicuramente. Abbiamo inoltre deciso con l’Università di Padova e la facoltà di Medicina di aprire alla rete, cioè fare in modo che tutti gli specializzandi ruotino in tutti gli ospedali per fare esperienza. Siamo fiduciosi che questo sia un momento temporaneo di difficoltà, un momento di due anni che saranno molto duri, per poi vedere la luce». Lanzarin non ha nascosto, poi, che la professione sanitaria sia medica che infermieristica ormai non è più attrattiva per i giovani sia per i carichi di lavoro, ma anche per lo stipendio e che quindi servirà fare un ragionamento col governo perché si lavori anche su questo fronte». L’assessore ha poi ricordato che i nuovi medici saranno per il 60% donne e quindi si dovrà ragionare anche sulla necessità di creare le condizioni per conciliare i tempi di lavoro e di vita.
Anche Carraro ha evidenziato che «stiamo lavorando sul welfare con i nostri dipendenti, dobbiamo trovare dei benefit per dare loro le condizioni migliori per rimanere qui».
Inoltre sempre nell’ottica di attirare nuovo personale, l’Ulss sta lavorando con l’Università di Padova e la facoltà di Medicina per realizzare un accordo quadro in cui la provincia diventi anche materia di studio dei professionisti. «La medicina di montagna è già materia di studio per i nostri professionisti», ha detto il prorettore dell’ateneo patavino, Giancarlo Dalla Fontana. «Stiamo infatti portando avanti un progetto con la Fondazione Angelini per studiare come il vivere in montagna sia salutare sotto molti aspetti». «Gli studi sono già partiti», ha assicurato Ester Cason Angelini della Fondazione omonima, «è un passo importante per indicare a chi viene quassù e che decide di fare una scelta di vita quali sono i benfici anche per la salute».
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