Sanità, basta con i doppioni
Vertice in Provincia per decidere sul futuro e su un possibile riordino "indolore"
BELLUNO.
La sfida non è di quelle semplici perchè in gioco c’è il destino del territorio dal punto di vista dei servizi socio-sanitari. E ci sono i campanilismi che in questa provincia sono sempre stati molto forti. La domanda da porsi è quindi questa: riusciranno i sindaci e gli amministratori a superare le diversità di vedute per giungere ad un piano di riordino complessivo della sanità su scala provinciale?
L’intenzione c’è almeno da parte degli amministratori dell’Usl n. 1. Sarà da vedere se l’intenzione si trasformerà in qualcosa di concreto.
Attorno a questa partita ruota il vertice sulla sanità che si terrà questa mattina a Palazzo Piloni tra i due presidente delle Conferenze dei sindaci di Usl 1 e 2, i due direttori generali, i responsabili dei distretti di Agordo e Cadore e i tre consiglieri bellunesi a Venezia. Un vertice che ha proprio lo scopo di mettere a nudo la sanità provinciale per riordinarla in vista anche dei tagli imposti dalla Regione.
Il parere di Paganin.
«Vogliamo creare un tavolo permanente, con tanto di calendario di incontri, sulla sanità di montagna. E, partendo dai dati e dalle percezioni dei sindaci sull’efficacia e sulla criticità anche dei servizi, fare un ragionamento con i tecnici, cioè i direttori generali Compostella e Simoni, sulla sostenibilità e sulla riorganizzazione dei servizi. L’intento è quello di agire come una squadra che possa giungere ad una proposta da presentare a Venezia», auspica Angelo Paganin, presidente della Conferenza dell’Usl n. 1.
Ma ci sono dei punti fermi da cui partire, come dice Paganin. «I cinque presidi ospedalieri, lì dove sono, vanno bene e vanno mantenuti, almeno come attività per acuti. Per la sanità in montagna l’area vasta deve essere quella provinciale bellunese, senza escludere però collaborazioni con gli altri territori. Ma non devono esserci doppioni tra gli ospedali di Belluno e Feltre: è necessario che le due strutture mirino alla specializzazione di alcuni settori, bisogna cioè puntare sul lavoro di rete. Insomma, basta guerre tra Usl, è necessario un maggior collegamento tra l’azienda sanitaria di Belluno e quella di Feltre, per capire gli ambiti migliori per ogni struttura e su quello puntare.
In gioco c’è lo spopolamento dei nostri territori, per cui credo che l’indirizzo sia: no doppioni, sì a servizi specializzati con medici specializzati. Mi auguro che nessuno venga all’incontro di Palazzo Piloni pensando al proprio elettorato o al proprio particolare: qui si deve ragionare a 360 gradi».
Il vice sindaco di Agordo Da Roit.
«Credo che molte cose saranno messe in discussione nell’incontro di Palazzo Piloni», sottolinea il vicesindaco di Agordo, Sisto Da Roit, nonchè referente del distretto Agordino per l’Usl n. 1. «Ma in discussione non potrà essere l’ospedale di Agordo, inteso come struttura per acuti. Quello che chiederemo a tutti è una soluzione che miri ai risparmi di gestione, senza però spogliare l’ospedale della sua valenza. Da tempo chiediamo che alcuni reparti si specializzino, ma finora siamo rimasti inascoltati.
Ma solo in questo modo possiamo salvaguardare il nostro territorio». Fare un passo indietro per molti sarà difficile. «Credo che l’attaccamento alle strutture derivi dal fatto che ci siamo accorti che nel momento in cui perdiamo una cosa, l’abbiamo persa per sempre, senza alternativa. Si pensi alla pediatria di Agordo: ci avevano promesso medici sul territorio e invece così non è stato. La teleradiologia doveva essere un esperimento di tre mesi, mentre è attiva da sei mesi e non sappiamo come stia andando.
I politici devono mettersi in testa che questo territorio ha necessità di avere di più a causa della sua configurazione, non per un capriccio. E forse i nostri politici a tutti i livelli non l’hanno ancora capito. Quello di sicuro che non sopporto più sono le parole. Io voglio vedere qualcosa di scritto».
Ma Da Roit si chiede: «Oltre a noi bellunesi, cosa stanno facendo le altre province per ridurre i costi, visto che in una provincia come quella di Vicenza ci sono 4 Usl con una serie di ospedali poco distanti l’uno dall’altro?».
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