Sanità: i sindaci bellunesi preoccupati per le risorse
Approvato il piano di zona: il timore è che con i minori trasferimenti saltino i servizi
I sindaci presenti ieri a palazzo Rosso all’approvazione del Piano di Zona
BELLUNO. Approvato il Piano di Zona 2011-2015 dell'Usl 1, ma tra i sindaci resta alta la preoccupazione per il futuro dei servizi sociali e sanitari della provincia. A partire dai minori trasferimenti agli enti locali, infatti, i segnali che arrivano ai primi cittadini che operano nel settore sociale, non sono certo rassicuranti. Alla riunione della Conferenza c'era anche il nuovo direttore generale Compostella. All'incontro era presente una trentina di amministratori sui 51 che compongono la Conferenza dell'Usl. Un Piano di zona che, come ha ricordato il presidente della Conferenza, Angelo Paganin «traccia le linee guida per il prossimo quinquennio, pur mantenendo flessibilità per adeguarsi alla mutevolezza delle situazioni, e che si pone l'obiettivo di garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea) nel sociale». Paganin ha richiamato l'attenzione sulla necessità «del fare squadra e di trovare nuovi fondi per sostenere i progetti, viste le difficoltà dei comuni». Difficoltà che sono state ribadite anche dal sindaco di Falcade, Stefano Murer, che ha richiamato i colleghi presenti, soprattutto quelli delle aree di confine, a mettere sul piatto i fondi extra a loro spettanti per gli scopi sociali, «altrimenti dovremo tagliare i servizi esistenti». Preoccupazione per il futuro è venuta dal vicesindaco di Agordo, Sisto Da Roit, che ha parlato «di una strategia in atto per depauperare questo territorio a cominciare dagli ospedali». E nota «come la sempre più risicata disponibilità economica degli enti locali, se non dovesse essere tamponata con altre risorse, porterà a un ridimensionamento dei servizi e quindi all'impossibilità di mantenere i livelli essenziali di assistenza nel campo del sociale, sia per i Comuni che per l'Usl stessa». E proprio per la carenza di fondi finanziari, Da Roit ha tracciato un quadro molto fosco del futuro del distretto sanitario n. 2, fatto di servizi mancati, palesando «molte paure in merito alla possibilità di avere le stesse accessibilità e qualità dei servizi della pianura». Nel suo intervento il vicesindaco ha rilevato: «Ormai i giovani e le giovani coppie preferiscono trasferirsi in Valbelluna, perché percepiscono come nel loro territorio sia in fase di smantellamento la rete socio-sanitaria». Al nuovo dirigente, che presentandosi ai sindaci ha parlato dell'«importanza di garantire qualità ed efficienza dei servizi, di rete dei servizi e soprattutto del confronto e del dialogo tra le parti, a prescindere dalle appartenenze politiche che non devono diventare l'alibi per contrapposizioni tra me e voi», ha risposto il primo cittadino di Pieve di Cadore, Maria Antonia Ciotti, a nome dei sindaci di tutto il Cadore. Ciotti ha ricordato le ultime vicende relative all'ospedale di Pieve e ha sottolineato: «Deve rimanere un presidio sanitario di sicurezza per il Cadore». E ha sollecitato il dg a chiedere un incontro al segretario regionale della sanità, Mantoan. «Su questo punto», ha replicato Compostella, «ho parlato proprio ieri con il segretario veneto, il quale mi ha promesso che, a breve, verrà in Cadore per incontrare i sindaci».
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