Sanità in montagna Franceschi ha fiducia nella giunta Zaia

«Sul Codivilla-Putti può fare una scelta lungimirante» Il consiglio comunale di Cortina a difesa dei presìdi in Cadore
Di Alessandra Segafreddo

CORTINA. «Oggi abbiamo un consiglio regionale che ha i numeri e la compattezza giusta per definire un futuro certo per la sanità bellunese». Non ha dubbi il sindaco Andrea Franceschi: una delle priorità del secondo mandato del governatore Luca Zaia, scelto a grande maggioranza dai veneti, deve essere quello di intervenire con leggi chiare e durature sulla sanità non solo ampezzana e cadorina, ma bellunese.

La giunta ampezzana, come le altre del Cadore, ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno a sostegno degli attuali livelli sanitari dei comprensori di Cortina e del Cadore. La delibera da un lato invita i cittadini a segnalare alle amministrazioni comunali le eventuali carenze che riscontrano in campo sanitario, dall'altro chiede che alcuni presidi restino sul territorio.

«Siamo consapevoli», ammette Franceschi, «che non si possa ottenere tutto quello che si vuole, soprattutto per problemi economici. Ma il diritto alla salute va garantito. Se un cittadino sta male in uno dei nostri Comuni montani ha gli stessi diritti di essere guarito in tempi brevi di un cittadino che vive in pianura. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a svariati tagli fatti qua e là ma non c’è ancora stato dato un disegno generale di quale debba essere il futuro sanitario della provincia. Sul Codivilla-Putti ad esempio hanno prevalso i vari partiti ed è stato deliberato tutto ed il contrario di tutto. Ora io credo che Zaia abbia i numeri per fare una scelta strategica lungimirante. Da tempo infatti è in atto un processo di riadeguamento strutturale del sistema sanitario nel territorio della parte superiore della provincia di Belluno, che riguarda in particolare il Comelico e Sappada, il centro Cadore, la valle del Boite e Cortina d'Ampezzo; un processo che mira a ridefinire la rete ospedaliera dell'area e che ora, a mio avviso, va definito nel dettaglio. Il servizio sanitario sta in alcuni casi decadendo».

«Ho incontrato anche la scorsa settimana il dottore che presta servizio come medico di guardia», continua Franceschi, «e ci ha segnalato la problematica che da solo deve coprire un vasto territorio, con ore di strada da un punto all'altro, che non consentono un intervento repentino. Vi è poi un ulteriore disagio: chi necessita di un intervento la sera deve essere portato a Belluno perché a Pieve le sale operatorie chiudono la notte, e alcune volte viene addirittura portato a Treviso. Con gli altri sindaci abbiamo poi notato che l'avvenuta disattivazione dell'ospedale di Auronzo di Cadore non ha recato benefici al funzionamento delle strutture ospedaliere di montagna dislocate nel territorio, anzi, ha via via accentuato i disagi a carico della popolazione, costringendola in molti casi a rivolgersi per le prestazioni sanitarie alle strutture ospedaliere del Friuli e dell'Alto Adige. Lo stesso ospedale di Pieve di Cadore, unico presidio sanitario con quello di Cortina ancora rimasto nella parte alta della provincia di Belluno, sta subendo un progressivo e costante depauperamento di servizi che non può non preoccupare, con una riduzione qualitativa e quantitativa dei livelli di efficienza raggiunti in passato».

«Io sono fiducioso», conclude Franceschi, «ritengo che la nuova giunta Zaia potrà definire un modello di sanità per il bellunese affinché i cittadini della montagna possano sentirsi tutelati. Vanno individuate le priorità e vanno garantiti i presidi medici e soprattutto le emergenze. Da parte nostra siamo pronti a collaborare per segnalare le esigenze dei nostri cittadini».

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