Sanità, «la politica garantisca i servizi e i livelli di sicurezza»

S. Stefano. Il sindaco Buzzo, insieme a Fiocco della Fp Cgil, lancia un appello a tutela dell’ospedale del Cadore
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso

SANTO STEFANO. «Il progressivo smantellamento del reparto Ostetricia e ginecologia di Pieve di Cadore e la conseguente perdita dei livelli di sicurezza rappresentano un forte attacco al territorio montano, agli utenti e al loro diritto alla salute e anche ai lavoratori che vedono svilita e non tutelata la loro professionalità, che andrebbe invece garantita e aggiornata ricorrendo alla turnazione con gli altri ospedali e alla necessaria presenza sui territori. L’esempio di Ostetricia vale per tutti gli altri reparti che devono garantire i Lea».

Il sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo, nonché candidata alle politiche con il gruppo LeU interviene nella sempre viva querelle sulla sanità nelle terre alte bellunesi. E, supportata dalla Fp Cgil con Andrea Fiocco, chiede alla politica che vengano garantiti i servizi anche per chi abita in Cadore. «Lo spopolamento di un territorio lo si contrasta con i servizi e la sanità è un diritto-servizio essenziale e prioritario. Non a caso la strategia nazionale delle Aree Interne», dice, «ha individuato come azioni principali contro questo fenomeno, permettendo così di programmare un futuro per i territori interessati, la sanità, l’istruzione e la mobilità. Una politica lungimirante e veramente attenta ai territori dovrebbe sapere che mantenere servizi di qualità e sicurezza sui territori, non è denaro sprecato, ma rispetto e tutela dei diritti, investimento sul futuro del territorio, lotta allo spopolamento e comunque risparmio in prospettiva».

Buzzo ricorda poi l’episodio della mamma che ha partorito con l’aiuto dei vigili del fuoco, «che pone in evidenza i problemi di sicurezza dell’utente e del lavoratore che si assume una responsabilità che non gli appartiene. Per questo con le Aree interne chiediamo che ci sia personale medico e infermieristico specializzato sull’ambulanza gestita in convenzione coi vigili del fuoco».

Sull’Ostetricia cadorina interviene Fiocco precisando che «è un reparto sostanzialmente chiuso, perché non si fanno più parti. Ma per una scelta che viene dalla politica, si mantiene una parvenza di servizio. Le ostetriche presenti 7 giorni su 7, nelle 12 ore diurne fanno servizio ambulatoriale e danno supporto in caso di parto (la partoriente viene accompagnata a Belluno). Il ginecologo è presente 5 giorni a settimana, quindi l’ostetrica è sola nei week-end. Tuttavia è necessario garantire il servizio, perché se i numeri non sono elevati, ciò non significa che le partorienti cadorine o ampezzane o comeliane non debbano avere garantito un parto sicuro. Quindi la sicurezza degli operatori e quella degli utenti devono essere tenute entrambe come punti fermi. Il problema è che in questi anni hanno provato a farci credere che una escludesse l’altra. Invece il lavoro della politica è prevedere un’organizzazione tale da lavorare in sicurezza per garantire un servizio sicuro». E per questo la Fp Cgil chiede «un rinforzo dei servizi territoriali cadorini, con la presenza capillare dell’ostetrica; più ambulanze sul territorio; un’implementazione della chirurgia di Pieve e investimenti sulla procreazione assistita».

Paola Dall’Anese

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