Sanità, lavoratori sempre più “vecchi” e mal pagati
BELLUNO. Diminuiscono gli addetti della sanità, cresce la loro età media e diminuisce anche la spesa per il personale. A dirlo sono i dati dal 2010 al 2015 del Conto annuale della Ragioneria di Stato, relativi al settore e analizzati dalla segretaria della Fp Cgil. «Quanto emerge dai numeri», commenta Gianluigi Della Giacoma, segretario della funzione pubblica della Cgil, «non fa che confermare le impressioni che abbiamo da tempo sull’andamento di alcuni valori relativi agli addetti del settore sanitario in provincia. Parliamo dell’innalzamento dell’età media, della riduzione del costo del lavoro e delle retribuzioni, della riduzione degli addetti, in special modo del personale infermieristico e di quello socio sanitario».
Partendo dal numero degli addetti delle due aziende sanitarie ora fuse, si evidenzia che «relativamente al personale sanitario compresi anche i medici, si è passati da 3.633 nel 2010 a 3.481 nel 2015, con un calo di 152 unità. Approfondendo il dato», prosegue Della Giacoma, «e analizzandolo diviso per azienda, risulta evidente che la ex Usl di Feltre ha lasciato sul campo nel quinquennio in esame, il maggior numero di addetti (-109 esclusi i medici), contro i 32 persi dall’Usl 1». All’interno del calo complessivo, «si evidenzia che la riduzione ha riguardato per lo più gli infermieri: e in questo caso l’ex Usl di Belluno ne ha perduti 40 ».
Aumenta l’età degli addetti che passa da una media di 45,93 anni nel 2010 a 48,88 nel 2015: «Questo porta l’età media degli addetti drammaticamente verso i 50 anni. Il che, unito ai carichi di lavoro, renderà sempre più preoccupante e ingestibile la situazione», prosegue Della Giacoma che passa poi ad analizzare la spesa media per il personale. «Anche in questo caso in cinque anni si è registrata una flessione della spesa sia fissa che variabile. Esaminando il dettaglio», precisa il sindacalista, «il personale del comparto cioè infermieri, tecnici e altro hanno visto una riduzione media annua della spesa di 302 euro, che passa a 3.509 euro, se si considera la spesa per il personale medico. E questi dati tengono conto delle riduzioni delle quote fisse e accessorie tra straordinari, indennità e fondi per progetti. Ne consegue che di fronte a un aumento dell’anzianità media di servizio corrisponde una contrazione dei compensi, che non vendono un rinnovo contrattuale da ormai più di 7 anni».
«Questi dati evidenziano come le rivendicazioni della Fp Cgil per una migliore riorganizzazione e distribuzione delle risorse nella sanità bellunese non erano infondate. E il quadro si aggrava se si pensa che il deficit preventivato dall’azienda sanitaria per il 2017 è di 33 milioni di euro: e questo fa pensare ad ulteriori tagli al sistema sanitario bellunese. Non possiamo pensare di affrontare la sfida della gestione unificata dell’Usl con personale che, a fronte dell’aumento dell’età anagrafica e dei carichi di lavoro, si veda ridurre i compensi in un sistema che è forte rischio di collasso. Serve quindi un piano di interventi urgenti e straordinari che coinvolga tutte le istituzioni a qualsiasi livello per realizzare un piano di sanità di qualità».
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