Sanità: scendono gli stipendi, aumenta il carico di lavoro

L’allarme di Fp Cgil e Cisl: domani vertice in Regione con Coletto per chiedere anche lo sblocco delle assunzioni
Di Paola Dall’anese
INFERMIERI IN CORSIA DURANTE IL TRASLOCO RIORGANIZZAZIONE ALL'OSPEDALE UMBERTO PRIMO DI MESTRE...TESTATINA LA NOSTRA SALUTE Corsia di un ospedale padovano In alto: Claudio Rizzato dei Ds e Margherita Miotto, di Ipv. A destra: l'assessore Fabio Gava
INFERMIERI IN CORSIA DURANTE IL TRASLOCO RIORGANIZZAZIONE ALL'OSPEDALE UMBERTO PRIMO DI MESTRE...TESTATINA LA NOSTRA SALUTE Corsia di un ospedale padovano In alto: Claudio Rizzato dei Ds e Margherita Miotto, di Ipv. A destra: l'assessore Fabio Gava

BELLUNO. Calano le retribuzioni mentre i carichi di lavoro diventano insostenibili. L’allarme arriva dai sindacati della funzione pubblica di Cgil e Cisl che domani incontreranno l’assessore veneto Luca Coletto per affrontare i temi caldi della sanità, come il blocco delle assunzioni, che sta mettendo in crisi infermieri e operatori socio sanitari, ossatura del comparto.

Nell’Usl 1 nel quadriennio dal 2010 al 2014, gli addetti complessivi sono diminuiti, con una flessione maggiore tra gli infermieri con un -36 unità, mentre tra gli Oss c’è stato un aumento di 9 addetti.

La retribuzione media individuale degli infermieri è passata da 31.678 euro a 31.344 (-334 euro). Alla fine il costo totale del lavoro per i dipendenti nell’azienda sanitaria bellunese, è diminuito di quasi 4,5 milioni di euro: in proporzione il valore più alto di tutto il Veneto. Nell’Usl 2 questo trend è più ridotto: il personale è calato di 30 unità complessivamente, mentre il costo del lavoro dipendente è sceso in quattro anni di 518.794 euro.

«Nell’Usl 1 la situazione è al limite», spiega allarmato Gianluigi Della Giacoma, della Fp Cgil provinciale. «Se si dovranno fare ulteriori tagli, a questo punto, vista la situazione attuale, la direzione generale sarà costretta a ridurre i servizi, cioè sarà ridimensionata l’offerta sul territorio. Per questo è necessario che si possa nuovamente assumere e che la Regione tolga il blocco alle assunzioni».

La questione di fondo, che andranno a discutere i sindacati di categoria, si concentra sul fatto che «purtroppo la Regione sta ragionando sui numeri standard della pianura. Se oltre il Fadalto il personale può anche diminuire, in montagna serve tutto, per garantire in tutte le strutture sparse in un territorio gli stessi servizi e soprattutto standard di qualità accettabili. Se non si capisce questo, l’Usl 1 non potrà più reggere ulteriormente di fronte ai tagli».

Dello stesso avviso anche Fabio Zuglian della Fp Cisl che aggiunge: «Tutta questa situazione, che si fa più pesante di giorno in giorno, è anche il risultato dell’applicazione della normativa europea che non permette di fare turni superiori alle 11 ore. Attualmente, a Belluno, sono ancora molti i dipendenti che sono costretti invece a fare più di queste ore, perché non c’è personale».

E se da un lato crolla il numero degli addetti del comparto, dall’altro aumenta, come logica conseguenza, il carico di lavoro che ognuno di loro deve sopportare, a fronte di una retribuzione che va diminuendo.

«E tutto questo per il blocco del contratto e degli aumenti salariali ormai applicato da anni», dicono i sindacalisti locali, «ma anche per la riduzione dei contratti integrativi che vengono commisurati in base al numero del personale. Diminuendo gli addetti, anche gli integrativi subiscono una flessione».

Ma il costo totale del lavoro è destinato a scendere se l’intenzione a livello centrale è di aumentare gli operatori socio sanitari (con stipendio più basso), lasciando agli infermieri solo alcune funzioni più complesse.

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