Sanità, sono migliorate le performance dell’Usl 1
BELLUNO. Migliorano le performance dell’Usl 1. A dirlo una verifica eseguita dalla giunta regionale. A dicembre, infatti, la giunta Zaia (delibera 2844) ha approvato le valutazioni riferite alla garanzia dei livelli essenziali di assistenza (Lea), secondo il rispetto dei vincoli di bilancio e il raggiungimento degli obiettivi assegnati ai direttori generali. Ad ogni azienda sanitaria è stato assegnato un punteggio da 0 a 100: 75 dati dalla giunta regionale (su valori di bilancio), 5 dalla commissione del consiglio regionale sulla programmazione, gli altri 20 dalla Conferenza dei sindaci per la qualità e l’efficacia dell’organizzazione dei servizi.
Rispetto al giudizio della giunta, l’Usl bellunese ha ottenuto 64,50 punti su 75; la migliore performance è dell’Usl di Treviso (72), seguita da quella di Pieve di Soligo (69,40). «Per completare il quadro, mancano ancora 25 punti che potrebbero esserci assegnati», precisa il direttore generale Pietro Paolo Faronato, che si dice «soddisfatto dei risultati ottenuti, visto anche il sistema orogeografico in cui operiamo». «Questo punteggio», prosegue, «evidenzia che i livelli di assistenza sono significativi e importanti; buona, quindi, la nostra capacità di fare salute e dare risposte ai cittadini. Questo grazie ai nostri professionisti e alla loro disponibilità a operare su più sedi, proprio per garantire condizioni di sicurezza e di qualità in ogni settore e in ogni parte del nostro territorio».
Uno dei risultati migliori ottenuti riguarda la garanzia e la sicurezza dei parti anche nell’ospedale di Pieve di Cadore: «Grazie anche al personale in più che abbiamo reclutato e quindi a una spesa maggiore, siamo riusciti a concentrare i parti non a rischio nel Cadore, girando a Belluno solo quelli critici», hanno sottolineato il primario di ostetricia Antonino Lo Re e i direttori amministrativo e sanitario Francesco Favretti e Tiziano Martello. «Dei 700 parti eseguiti nella nostra Usl nel 2014, cento sono stati eseguiti in quel di Pieve».
È diminuita anche la percentuale di parti cesarei, che a Belluno ha raggiunto il 14%: «Ma il trend è in discesa. In Cadore, invece, si attesta sul 30% (nel 2009 erano il 50%). Questo risultati sono dovuti a una diversa organizzazione del lavoro e del personale, a cominciare dall’accoglienza preconcenzionale», conclude Lo Re.
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