Sanitari e tecnici assieme per la maxi esercitazione del Soccorso alpino veneto

VOLTAGO. È stato un fine settimana intenso quello appena trascorso per infermieri e medici del Soccorso alpino e speleologico Veneto, impegnati assieme alla componente tecnica in due serratissime giornate di addestramento nell’area attorno al rifugio Scarpa, sotto il monte Agner.
La Scuola sanitaria regionale non si è infatti risparmiata nella scelta degli scenari operativi da proporre ai partecipanti provenienti dalle tre Delegazioni: II Dolomiti Bellunesi, XI Prealpi Venete e VI Speleo.
Sabato il ritrovo è stato fissato alle 8 a Frassené Agordino per il primo gruppo, cui si sono aggiunti altri soccorritori la domenica mattina, per un totale di 45 volontari, compresi istruttori regionali e un nazionale di soccorso alpino, tecnici di elisoccorso e tecnici di soccorso alpino.
Obiettivo degli organizzatori era quello di mettere in stretto rapporto la parte sanitaria e quella tecnica, in modo da permettere un confronto diretto costante e il raggiungimento dell’operatività più appropriata ad ogni caso affrontato.
Arrivati al rifugio Scarpa, i soccorritori sono stati divisi in squadre, ognuna comprendente tre sanitari e due tecnici.
A ciascuna è stato consegnato il materiale – medicinali e presidi sanitari – da utilizzare per i due giorni, senza possibilità di integrazioni una volta partita l’esercitazione. È poi cominciato l’addestramento con le prime quattro emergenze ipotizzate al mattino di sabato, poi a seguire quattro al pomeriggio, quattro la domenica mattina e una maxi emergenza a sorpresa a chiusura della due giorni.
Ad ogni ambito erano inoltre associati particolari attrezzature, tipi di barelle, corde e ancoraggi per le manovre di recupero.
In ciascun scenario, un figurante era stato istruito per recitare esattamente la parte di un infortunato o persona colta da malore, rispondendo – se previsto – alle domande dei soccorritori e simulando sintomi e comportamenti tali da permettere diagnosi e intervento tempestivi.
Direttore, vicedirettori e due istruttori della Scuola medica nazionale del Cnsas che seguivano gli scenari, oltre ovviamente a supervisionare l’andamento corretto delle manovre, erano a disposizione della squadra come voce fuori campo, per suggerire l’andamento dei parametri vitali dei pazienti, per incalzare con repentini peggioramenti, per rappresentare la centrale del 118.
Dall’allarme, all’arrivo dell’elicottero o dell’ambulanza, tutte le emergenze sono state seguite come se la squadra si trovasse in un reale intervento. Molteplice la casistica valutata: traumi da caduta, malori, sindrome da sospensione, shock, ferite.
Realistici anche i luoghi scelti per gli incidenti – scarpate, prati, canali ghiaiosi, falesia, bosco, salti di roccia – imponendo spostamenti verticali del paziente, sia con calate che con recuperi dall’alto, e trasporto orizzontale.
«È per noi motivo di orgoglio avere così tante persone che donano il loro tempo e la loro professionalità, mettendosi sempre in discussione e impegnandosi costantemente nella formazione e nell’aggiornamento», esprime la propria soddisfazione il direttore della Scuola sanitaria regionale Ludovica Sandei, che assieme alla vice Laura Pegge ha organizzato l’evento. —
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