Sappada chiede sostegno al presidente Mattarella
SAPPADA. Nessun passo indietro, da parte di Sappada, sul ritorno in Friuli. Il consiglio comunale si trova d’accordo - maggioranza ed opposizione - a chiedere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un suo autorevole intervento di sensibilizzazione del presidente del Senato, Pietro Grasso, affinché riporti in aula il voto sul passaggio di Plodn al Friuli Venezia Giulia.
Si tratta di reinserire all’ordine del giorno dei lavori d’aula la discussione e la votazione sul testo di legge che unifica le proposte S.951 (prima firmataria Senatrice Isabella De Monte) e S.1082 (prima firmataria la senatrice Raffaela Bellot di Feltre) e dare, dopo 8 anni, le «giuste risposte alle legittime richieste democratiche» avanzate dai cittadini di Sappada.
In questa prospettiva, hanno fatto discutere a Sappada le dichiarazioni di Franco Iacop, presidente del consiglio regionale, sui tanti problemi politici che si frappongono ad una positiva conclusione dell’iter sappadino verso il Friuli.
«Ricordiamo Iacop come fautore, all’inizio di quest’anno, del passaggio di Plodn nella madrepatria - sottolinea Alessandro Mauro, portavoce dei referendari - ci dispiace che adesso si dimostri disilluso del comportamento del suo partito. Lo diciamo perché se il voto in Senato è saltato, è dipeso da un sottosegretario del Pd, Bressa. Ed è dipeso anche da due esponenti del Pd regionale, la presidente Debora Serracchiani ed il capogruppo alla Camera, Rosato, che di fatto non hanno saputo farsi valere». I referendari, ciononostante, auspicano un cambiamento di rotta.
Sulla disillusione della comunità ai piedi del Peralba intervengono anche Francesca Dellamore ed Elisa Bergagnin, le due imprenditrici del Comelico che portano avanti il progetto della zona franca. «Dovrebbe essere ormai di comune pensiero che il passaggio di Sappada in Friuli non solo è di difficile realizzazione, ma anche che difficilmente risolverebbe i problemi alla base della volontà di cambiare regione, più economici che culturali», osservano. «Invece di perseverare nel cambio utopistico di confini (non ci sono ancora riusciti nemmeno i comuni bellunesi appartenenti alla Lia di Comuns), vorremmo che venissero investite energie per sostenere l’istituzione della zona franca della Val Comelico e Sappada, l’unica reale e veloce soluzione ai peculiari problemi del nostro territorio, isolato, con tassi di spopolamento drammatici, ma con enormi potenzialità di sviluppo turistico».
Quanto ai fondi di confine, le due imprenditrici li definiscono un’elemosina: «È solo un tampone, non una soluzione strutturale, come lo sarebbe la zona franca, Livigno docet».
Francesco Dal Mas
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