«Sappada in Friuli il 6 o il 9 novembre»

Il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, dà per scontata la votazione finale sul distacco in una di quelle due date
SAPPADA. «Il 6 o il 9 novembre Sappada passerà al Friuli»; parola di Ettorer Rosato, presidente del gruppo Pd alla Camera. In una di quelle due date, o lì intorno, infatti, l’Aula di Montecitorio sarà chiamata a votare il disegno di legge che nei prossimi giorni passerà al vaglio della Commissione Affari Costituzionali (domani) e della Commissione Bilancio. «Questi passaggi non dovrebbero riservare sorprese», anticipa Rosato, «per cui intorno al 6 novembre l’Aula potrebbe votare».


L’accelerazione è data dal voto referendario in Veneto?


«Assolutamente no», risponde Rosato, «il voto su Sappada non ha nulla di strumentale; è esemplarmente chiaro. Fa seguito al voto del Senato in cui pressoché tutti i partiti si sono espressi a favore del distacco di Sappada dal Veneto e del suo ritorno in Friuli».


Per il capogruppo Pd a Montecitorio non è dunque possibile, in questa sede, non tener conto dell’amplissima maggioranza di Palazzo Madama.


«Sappada, peraltro, ha compiuto tutti i passaggi previsti dall’iter normativo e, in particolare, ha ricevuto il benestare del consiglio regionale del Veneto e di quello del consiglio regionale del Friuli».


Ieri, sia il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sia il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, sono intervenuti sul tema, esprimendo la convinzione che la Provincia di Belluno e la Regione Veneto restino unite. Perché così andrebbero letti anche i due esiti referendari. Ancora ieri, però, dal Friuli si è ribadita l’irrinunciabilità ad avere Sappada nel proprio territorio, in ossequio al referendum di Pldon del 2008. Non è escluso che nei prossimi giorni la Regione Veneto intervenga comunque presso il governo per porre il problema dell’inopportunità di un cambio di confini proprio nel momento in cui la Regione stessa chiede a gran voce una maggiore autonomia. Il Pd bellunese sta compiendo i suoi passi, a Roma, avendo però consapevolezza che i cugini friulani vanno in tutt’altra direzione. I referendari di Sappada, dal canto loro, sanno di poter contare non solo sull’autorevolezza di Rosato ma anche su quella del capogruppo della Lega Nord, il triestino Fedriga, il quale, nei giorni scorsi, ha posto nella “capigruppo” la priorità di Sappada come legge da portare subito a conclusione. Alessandro Mauro e gli altri componenti del Comitato dei referendari, reduci da un doppio sì espresso nel voto di domenica, per l’autonomia del Veneto e per quella di Belluno, attendono con ansia gli sviluppi da Roma. Pure loro sono stati colti di sorpresa dall’accelerazione dell’iter parlamentare, fino a qualche giorno fa, infatti, ammettevano di temere il peggio.


«Incrociamo le dita perché sappiamo che le sorprese sono sempre dietro l’angolo», afferma Mauro, «ci dispiace soltanto che ancora ieri il presidente della Provincia, Padrin, abbia strumentalizzato il nostro sì, dicendo che vogliamo rimanere in Veneto. Noi, invece, abbiamo semplicemente inteso manifestare la nostra riconoscenza al Veneto che ci ha permesso di ritornare alla madre patria».


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