Sappada, no del comitato alla proposta di Bressa

«Prima il passaggio al Friuli, poi si può pensare ai fondi per i comuni di confine Loro non hanno dallo Stato le stesse risorse che hanno Trento e Bolzano»
Di Francesco Dal Mas
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Sappada-Consiglio Comunale Straordinario-Buzzo Alessandra
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Sappada-Consiglio Comunale Straordinario-Buzzo Alessandra

SAPPADA. Pesante la reazione dei referendari di Sappada alle dichiarazioni di Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari regionali. Ha dichiarato Bressa al Corriere delle Alpi: prima i fondi per i Comuni di confine, in modo da evitare lo smembramento della provincia di Belluno, e poi il voto su Sappada. Replicano i referendari con Alessandro Mauro: prima il passaggio di Sappada al Friuli, e poi i fondi.

«La proposta di Bressa è un ulteriore insulto alla intelligenza dei sappadini» protesta Mauro, componente del Comitato. «Dicano piuttosto, Bressa e De Menech, se pensano di avere a che fare con un branco di stupidi oppure con una civile e consapevole comunità che ha attivato una procedura democratica, quella referendaria, ancora nel 2008, della quale a loro, rappresentanti del popolo, naturalmente non importa nulla».

A sentire i referendari di Sappada, oggi la provincia di Belluno è al centro delle attenzioni del Governo e del dibattito politico, «non per merito di De Menech e Bressa», ma del voto in Senato, cassato all'ultimo momento. Ed il loro terrore, insiste Mauro, è che in futuro si possano modificare i confini, magari con grave pregiudizio per le regioni e le province autonome. Venendo al merito della proposta-Bressa, e cioè che il Friuli faccia una specie di fondo Brancher, l'esponente dei referendari osserva che «è da scartare perché, nessuno meglio di Bressa lo può sapere, il Friuli Venezia Giulia non ha il bilancio del Trentino Alto Adige tanto è vero che dalle relazioni della V commissione bilancio al netto dei costi sanitari, per lo Stato e per il Veneto il passaggio di Sappada in Friuli costituirà un risparmio non certo una perdita».

Per Mauro, soprattutto, «di Bressa non è da fidarsi: ha perorato in aula alla Camera il passaggio di Lamon dal Veneto al Trentino Alto Adige, il giorno dopo ha votato per il rinvio in Commissione perché non c'era il parere della V Commissione Bilancio».

Rimproverando all'esponente di Governo di non conoscere la storia di Sappada, i referendari affermano che questa comunità linguistica troverebbe modo di salvaguardarsi soltanto tra i friulani, accomunati da un'analoga parlata ladina. E anche da una storia che li integra. «Gianclaudio Bressa e Roger De Menech, con questo loro atteggiamento per il mantenimento dello status quo, stanno togliendo ogni prospettiva di cambiamento per la montagna bellunese perché solo in caso di passaggio di Sappada al Friuli le cose cambieranno». Da qui la richiesta alla presidente Debora Serracchiani di convincere il suo partito, il Pd, a consentire il distacco di Sappada del Veneto.

«Non è possibile che la presidente di una importante Regione italiana nonché numero 2 del partito di maggioranza conti meno di un sottosegretario che da anni tutela solo gli interessi del Trentino Alto Adige, regione che non avrebbe certamente bisogno del sostegno dei bellunesi per difendere i forti e consolidati interessi».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi