«Sappada sia il ponte tra Veneto, Friuli e la vicina Austria»

Don Molinaro si insedia oggi in un momento storico unico «La vera sfida sarà apprezzare le diversità l’uno dell’altro»
SAPPADA. «Sono davvero contento di pormi a servizio di Sappada e di Forni Avoltri. Plodn, in particolare, è di una ricchezza umana e culturale, oltre che religiosa, unica. Da friulano, spero che ritorni in Friuli; però vorreidire che Sappada svolge da anni una straordinaria funzione: di ponte, di cerniera tra Veneto, Friuli ed Austria».


È già un appassionato di Plodn, don Gianluca Molinaro, che oggi pomeriggio sarà insediato come parroco dall’arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato. L’appuntamento alle 16 in chiesa. Domani invece Molinaro farà il suo ingresso a Forni Avoltri.


Un parroco a scavalco tra Veneto e Friuli?


«Tra Sappada e Forni Avoltri nasce una delle prime collaborazioni pastorali dell’arcidiocesi. Più che a scavalco, vorrei essere completamente a servizio sia dell’una e sia dell’altra comunità. Insomma, non vorrei mai dividermi a metà, semmai raddoppiarmi».


Oggi a Sappada con l’arcivescovo, domani a Forni con il vicario foraneo, don Gianni Pellarini. Lei da dove arriva?


«Sono nato a Udine nel 1965, ho compiuto gli studi coi salesiani, sono stato ordinato sacerdote nel 2000, nella casa dei Salesiani a Pordenone. Dopo i primi anni di servizio trascorsi a Venezia, come responsabile dell’oratorio centro giovanile salesiano e viceparroco di San Pietro di Castello, sono stato inviato all’istituto salesiano Bearzi di Udine, dove ho collaborato con la parrocchia per la catechesi e insegnato religione nel Centro di formazione professionale. Nel 2011 l’ingresso a Resia da vicario parrocchiale, comunità che ho salutato domenica 29 ottobre».


E dove non l’hanno lasciata partire tanto volentieri per Sappada...


«Lo so, lo so. Mi amavano molto. E io li ho ricambiati. Ho perfino imparato la loro lingua, il resiano, un qualcosa di vicino allo sloveno».


Quindi a Plodn imparerà anche la lingua sappadina?


«Mi interessa moltissimo. Qualche parola la conosco già. Sono davvero curioso, o per meglio dire molto interessato, a conoscere questa comunità che, pur diversa, ha però delle somiglianze con quella resiana; nel senso che anche a Sappada c’è una popolazione con una sua cultura, lingua e tradizione di cui va fiera. Mio compito sarà comprendere l’animo dei sappadini, il loro modo di vivere il cristianesimo, immergendomi completamente in questa nuova realtà. Per quanto riguarda Forni Avoltri, invece, lì troverò già subito la mia cultura friulana e sarò felice di riascoltare la bellezza della mia lingua: da tanto desideravo sentire i canti in friulano ed ora finalmente potrò farlo».


Le due comunità hanno provato a dialogare in questi anni, anche sul piano della cooperazione civile. Un esempio per tutti: il collegamento sciistico. Ma il dialogo non ha potuto andare molto avanti...


«La sfida, da fare assieme, sarà quella di imparare a conoscere ciascuno la bellezza dell’altro, sentendo la diversità come un dono da apprezzare. Ovviamente le due comunità avranno percorsi diversi, ma mi piacerebbe anche che si potessero trovare momenti di comunione in cui condividere la bellezza della diversità di questi due popoli».


Lei arriva a Sappada alla vigilia di una possibile aggregazione del Comune al Friuli...


«Lo so, lo so. Come friulano sarei orgoglioso e felice che questa meraviglia di Sappada con le sue montagne e la sua tradizione facesse parte della mia regione, con cui ha forti legami storici e di appartenenza. Ma pieno rispetto anche per quella parte della mia comunità che preferisce rimanere veneta. Posiamo giocarci, in ogni caso, nel ruolo di ponte tra le due regioni e con la vicina Austria. Coltiviamo, in questo senso, un’opportunità unica, da non perdere».


I veneti vorrebbero tenersi Sappada perché è una località turistica top, proprio per la sua identità. I friulani vorrebbero acquisirla per lo stesso motivo. Le che ne pensa?


«Conosco Sappada da tempo e sono felicissimo di diventarne parroco. Ho sempre apprezzato la squisitezza del carattere della sua gente. Qui trattano il turista con una delicatezza unica, diversamente dai friulani e, mi dicono, anche dei cadorini. Plodn, dunque, è un unicum. Qui, fra l’altro, è già avviata una pastorale che offre ai turisti opportunità d’incontro e preghiera. In questo raccoglierò l’eredità dei parroci che mi hanno preceduto. Il pellegrinaggio a Maria Luggau, ad esempio, è di un’opportunità unica».


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