Sara non si trova: l’appello della famiglia
PIEVE DI CADORE. Tre giorni e Sara non si trova. La 13enne di Pieve di Cadore, che giovedì pomeriggio ha preso il treno delle 15.28 per Venezia alla stazione di Calalzo non ha ancora dato notizie di sé.
La stanno cercando i carabinieri lagunari, in una città del tutto particolare, che in questo periodo è piena di turisti e nella quale bisogna per forza muoversi a piedi, lungo calli e campi.
La ragazza di terza media aveva intenzione di andare a vedere la mostra sulle torture e le pene capitali “Venice Secrets: crime & justice” a palazzo Zaguri ed è proprio a campo San Maurizio che si sono cominciati a vedere i volantini con le fotografie di Sara Zavarella, con i suoi capelli scuri. L’ultima volta che è stata vista dalle telecamere dello scalo ferroviario cadorino e poi da quelle di Venezia Santa Lucia indossava una giacca scura, pantaloni verde militare e scarpe da ginnastica nere. Uno zaino scuro sulla schiena.
I carabinieri di Pieve di Cadore sono andati a sentire i compagni di scuola e hanno capito che l’allontanamento volontario della ragazza non è dovuto a ragioni affettive. Non c’è un amore a Venezia e non risultano nemmeno amici tali da poterla ospitare a casa. Se da un lato, il perimetro di ricerca dovrebbe essere circoscritto a Venezia, dall’altro sono passati ormai tre giorni e c’è da cominciare a essere moderatamente preoccupati.
Non si sa dove stia passando le notti la ragazza, anche perché non può avere chissà quanti soldi in tasca. Gli investigatori stanno seguendo le celle telefoniche, sulla base degli ultimi agganci a Sant’Elena e in calle del Piovan, nel sestiere di San Marco. Adesso il telefono è spento. È stata contattato il gestore telefonico Vodafone, per avere indicazioni più precise e si attende una risposta il più possibile chiarificatrice nelle prossime ore. Il resto lo dovranno fare le telecamere, pubbliche e private.
Alle ricerche sta partecipando attivamente anche il padre della ragazza Vincenzo, che è un maresciallo dei carabinieri: «Ringraziamo tutti coloro, che ci stanno dando una mano, da parte nostra stiamo facendo tutto il possibile per tornare a riabbracciare Sara. Non posso nascondere di essere preoccupato, perché di solito queste vicende si concludono in un tempo più breve. So che stava attraversando un momento in cui preferiva stare da sola, ma vorremmo che ci facesse una telefonata, almeno per rassicurarci. Potremmo rivederci anche più avanti, se solo sapessimo che sta bene. Non abbiamo ancora avuto alcuna segnalazione e l’attesa di un segnale sta diventando sempre più logorante. Grazie in anticipo a tutti per l’aiuto».
Gigi Sosso
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