Sarà operato domani il bimbo agordino malato
AGORDINO. Sarà operato già domani, all’ospedale di Vicenza, il bimbo di tre anni e mezzo dell’Agordino la cui mamma, per ottenere l’appuntamento per la visita con un chirurgo pediatrico, è stata protagonista di una vera e propria odissea.
Ieri mattina, la signora Silvana si è recata al nosocomio vicentino, che l’altro ieri l’aveva chiamata, su indicazione del segretario generale della sanità veneta Mantoan, per offrirle l’appuntamento. «Sono stati molto gentili e professionali», racconta la mamma. «Il primario del reparto ha precisato che quanto mi è accaduto non è mai successo nel suo reparto. A Vicenza, infatti, i codici di priorità B ottengono la prestazione dopo sette giorni».
«La cosa importante», conclude la signora, «è che mio figlio potrà essere operato già domani. Come anticipatomi dieci giorni fa dallo specialista che lo aveva visitato, era necessario intervenire al più presto per evitare conseguenze pericolose».
Una vicenda che si è risolta felicemente solo grazie all’intervento di Radio Più, l’emittente radiofonica agordina, e del Corriere delle Alpi, che hanno sostenuto e dato rilevanza alla storia di Silvana e di suo figlio, tanto da indurre la Regione a intervenire per dare finalmente la risposta dovuta alla signora. Una storia in cui c’entra anche l’azienda sanitaria di Belluno che l’altro ieri, dopo la mobilitazione dei mezzi di comunicazione locali, ha chiamato la donna offrendole il numero di telefono del reparto di Chirurgia pediatrica di Treviso dove era stata indirizzata per questo intervento. Era stato il direttore sanitario Pittoni a telefonare alla mamma la quale, a suo dire, aveva percepito un certo “fastidio” nella direzione per il clamore della storia. «Confermo di aver telefonato alla signora e di aver dato il numero del reparto di Chirurgia pediatrica di Treviso, indicando anche il nominativo delle due segretarie, Patrizia e Gabriella», precisa Pittoni. «Le quali, già informate su quanto accaduto, avrebbero dato alla signora le indicazioni precise su come accedere al reparto, cosa che non potevo certo fare io, non conoscendo gli impegni personali della signora. Al telefono non ho manifestato alcun fastidio, ma solo il desiderio di vedere risolta la necessità del bambino nel più breve tempo possibile, ricordando poi alla signora che sicuramente su quanto segnalato sarebbero conseguiti provvedimenti aziendali. Aggiungo che abbiamo chiesto e ottenuto rassicurazioni dai vertici dell’Usl trevigiana che, per le specialità per cui il Ca’ Foncello è hub, i pazienti della provincia di Belluno abbiano lo stesso trattamento dei cittadini della Marca».
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