Saranno i sindaci a scegliere il quesito per il referendum

In consiglio due opzioni. Tutti d’accordo ma non manca la polemica contro la Regione: «Ci sta vampirizzando»
Di Irene Aliprandi

BELLUNO. Due quesiti, uno più tecnico e completo, l’altro semplificato. Sono le proposte che verranno portate all’assemblea dei sindaci di Palazzo Piloni dal consiglio provinciale, che ieri ha discusso del referendum per l’autonomia bellunese. L’orientamento di indire un referendum era già stato assunto dalla maggioranza che sostiene la presidente Daniela Larese Filon e ieri è stato sottoposto ai consiglieri di opposizione, insieme ad una relazione preparata dagli esperti (Gaz, De Martin e Busatta) consultati dalla Provincia per elaborare una proposta solida dal punto di vista normativo, supportata dagli artt. 116, 117 e 119 della Costituzione e non basata sulla legge regionale 25. L’idea è quella di sostenere il referendum regionale per l’autonomia del Veneto del 22 ottobre, chiedendo che venga affiancato dal referendum provinciale, con il riconoscimento di ulteriori competenze e risorse, oltre a quelle previste dalla lr 25.

Alla fine il consiglio, all’unanimità, ha approvato la scelta di andare in assemblea ma i distinguo non sono mancati, insieme agli spunti polemici.

Renata Dal Farra ha aperto il dibattito, perplessa sul metodo: «In Commissione Statuto eravamo tutti d’accordo di evitare contrapposizioni con la Regione e tra partiti. Invece le dichiarazioni della presidente hanno dato fastidio alla Regione. Inoltre ne avete parlato solo in maggioranza escludendo me e Minella. Perché? Partiamo male e con cattivo gusto». Dal Farra, ma anche gli altri consiglieri, hanno espresso solo una preferenza sommaria sui quesiti, perché il documento dei tecnici è stato distribuito ieri.

«La mia utopia», spiega Ivan Minella, «sarebbe un referendum per abolire la legge Delrio, ma non si può. Però potremmo chiedere a Upi, Anci, Uncem e parlamentari di supportarci». Sul referendum provinciale, Minella sostiene che sarebbe stato meglio coinvolgere i tecnici della Regione, «limitando così i contrasti giuridici. Capisco che Zaia non abbia voluto trattare con il governo sul 116 Cost. anche lui, come noi del Bard, sa bene che del Pd non ci si può fidare».

ScatenatoEzio Lise, che si scaglia contro l’assessore regionale Bottacin: «L’accordo vergognoso e subdolo di questo governo con le Regioni era ed è quello di abolire le Province. Una strategia pianificata che ha portato la Regione a vampirizzare la Provincia, portando via dirigenti e organizzativi. Bottacin anziché lavorare per l’applicazione della lr 25 la rallenta e l’unico legame con i bellunesi sta nella lettera che ha scritto ai sindaci, pensando che siamo tutti coglioni. Zaia faccia un sondaggio tra i bellunesi su Bottacin, che non ha prodotto nulla per questo territorio, e lo sollevi dall’incarico. È un assessore inutile e andrebbe mandato in Alpago con le pecore (a questo punto Larese Filon ha sgridato Lise, ndr)». Il consigliere non ha risparmiato il sottosegretario Bressa, «dovrebbe dimettersi» e, rivolto a Minella: «Ti pare che Zaia chieda a Gentiloni se può fare il referendum?».

Lillo Trinceri sostiene che, nel quesito regionale: «Non c’è motivo di scontro con la richiesta di Belluno», e critica la lettera di Bottacin: «Si limita a sottolineare che non possiamo chiedere nè autonomia finanziaria nè legislativa». Infine: «Attenti a chiedere l’abrogazione della Delrio, perché è l’unica che dice che la Provincia di Belluno c’è».

Per Jacopo Massaro: «Il referendum Veneto gioca su un equivoco intollerabile, la gente non va presa per i fondelli. Finora il Veneto non ha mai rivendicato l’applicazione dell’art. 116 Cost che gli darebbe maggiore autonomia. È la Regione ad essere in fallo e il referendum si spiega solo con le elezioni politiche del 2018. Sono per la collaborazione con la Regione, ma è oggettivo che stia ostacolando l’applicazione della lr 25, per questioni politiche, destrutturando una Provincia che non riesce più a esercitare nemmeno le funzioni che aveva prima. Le materie previste dal 116 sono fondamentali (ambiente e beni culturali) sul turismo».

Infine Pier Luigi Svaluto Ferro assicura ai consiglieri di opposizione che non c’è volontà di escluderli e bacchetta la Regione: «Nel 2012 tutte le forze politiche hanno lavorato insieme per Belluno, oggi ci tolgono quello che ci avevano dato». Svaluto Ferro difende la Delrio limitatamente alla definizione della Provincia di Belluno e, pur criticando la validità del referendum regionale, afferma: «È importante che la gente vada a votare sì per il Veneto e perché Belluno conti di più al suo interno»

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