«Saremo costretti a boicottare le gite»

La mobilitazione degli insegnanti va avanti. Poche le armi, si ricorre alla provocazione
Affollata la sala dell’Iti Segato per l’assemblea della Gilda
Affollata la sala dell’Iti Segato per l’assemblea della Gilda
BELLUNO.
Difficile capire da che parte iniziare. Il libro nero della scuola bellunese sta diventando un'enciclopedia con la protesta che rischia di esplodere. Riunione concitata ieri al Segato, dove la Gilda degli insegnanti ha lanciato la sua battaglia, fatta di numeri e provocazioni: «Saremo costretti a boicottare le gite». Sembra a un punto di non ritorno la battaglia tra il mondo della scuola - non solo quella di montagna - e il Ministero. Basta sentire le storie che arrivano da ogni angolo della provincia. Amare e disarmanti. Dalla carta mancante alle classi sovraffollate, dalle supplenze fantasma alla sicurezza negli edifici.


«Non pensavo si arrivasse a questo livello», afferma un'insegnante di lettere presente all'assemblea. «Lavoro da vent'anni e ho meno certezze di quando ho cominciato».

Il boicottaggio delle gite scolastiche è solo l'ultima contromisura invocata dalla Gilda, a circa un mese esatto dall'inizio della mobilitazione generale.

«Mobilitazione che andrà avanti», afferma la rappresentante Milena Zucco. «E' una provocazione estrema ma dà la misura del nostro disagio. Da un lato ci sono le difficoltà oggettive di insegnare in queste condizioni, dall'altro c'è il fatto che la diaria per le gite è diventata ridicola. Finiamo con il rimetterci noi».


L'assemblea di Belluno era aperta a tutti gli insegnanti che lavorano in provincia: lavoratori a tempo, indeterminati, precari e disoccupati.

Un esercito di professionisti sempre più disillusi e preoccupati: «Ci stanno mortificando», dicono tutti. I piani della protesta sono diversi. Basta andare con ordine e cominciare dal blocco degli scatti di anzianità da qui al prossimo triennio: «Dal 2013 poi saranno eliminati in nome di una falsa meritocrazia», afferma la Gilda, che parla apertamente di "vergogna".

C'è poi la piaga sociale del precariato, nella scuola più presente che altrove.

«Il Ministero vuole ridurre i precari licenziandoli», la denuncia. «Questo significa che ci troveremo con classi sempre più numerose e l'impossibilità di insegnare».


L'impatto nelle sparute realtà di montagna, va da sé, sarà - se possibile - ancora più devastante.

Peccato che - a sentire in giro - la situazione sia già al limite dell'umana sopportazione. Come all'istituto alberghiero di Falcade: «Ci sono classi con circa trenta alunni e diversi disabili, ma questo vale per quasi tutti», sottolinea Zucco, che indica tra le realtà in maggiore sofferenza istituti tecnici e professionali.

Nella calda mattinata della scuola bellunese si è parlato anche dei tanti ricorsi che la Gilda sta portando avanti in sede giudiziaria.


Tra le misure più contestate c'è quella degli inserimenti a pettine, che vanno a favorire gli insegnanti che arrivano da altre zone della Penisola dove i punteggi spesso sono attribuiti in maniera diversa. «Mi sono vista superare in graduatoria da un'avvocatessa di Enna», afferma una prof bellunese.

«Nessuno vuole fare una battaglia nord contro sud, semplicemente servirebbe una normativa diversa, dove i criteri per i punteggi siano analoghi in tutta Italia».

Il rischio? Quello di una ennesima guerra fra poveri, mentre l'istruzione pubblica va a rotoli.

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