Sberle e punture di matite ai bambini: condannate due suore di un asilo bellunese

La Corte d'Appello ribalta la precedente assoluzione: le religiose dell'istituto Sanguinazzi di Feltre abusarono dei mezzi di correzione maltrattando i piccoli
FELTRE.
La Corte d’Appello di Venezia ribalta la sentenza di primo grado con la quale erano state assolte le suore dell’asilo Sanguinazzi di Feltre, in provincia di Belluno. Due consorelle sono state infatti condannate per abuso dei mezzi di correzione.


 Una vicenda giudiziaria durata tre anni e mezzo, finita in primo grado con una sentenza di assoluzione e una città spaccata in due, divisa equamente tra “innocentisti” e “colpevolisti”. Ora la Corte d’Appello di Venezia rovescia il provvedimento di primo grado emesso dal tribunale di Belluno e che aveva di fatto schiarito i cieli sopra l’asilo, già alle prese con difficoltà finanziarie.


 Due delle cinque suore accusate all’inizio della vicenda di maltrattamenti nei confronti dei bambini della struttura sono state condannate per abuso dei mezzi di correzione a sei mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena e a tremila euro di risarcimento per ciascuna delle cinque parti civili.


 Troppi scapaccioni sono volati all’interno dell’asilo. Troppe mani che a quanto pare non sono rimaste al loro posto nei confronti dei piccoli ospiti. Secondo i giudizi veneziani, qualcosa al Sanguinazzi è successo e l’accusa dei genitori non era del tutto infondata.


 Il giudice del secondo grado ha rivisto in particolare le due posizioni più delicate, quella di suor Fidenzia (Ivone Camilot, 68 anni) e suor Umberta (Maria Finotti, 69 anni), indicate dai bambini e dai rispettivi familiari come le più manesche del gruppo. Non a caso, le loro stesse colleghe avevano ammesso in aula a Belluno di aver spesso usato l’espressione “Ti mando da suor Fidenzia” rivolgendosi ai bambini che non obbedivano. Una sorta di minaccia utilizzata verso gli ospiti più vivaci per convincerli a stare buoni.


 Sempre a suor Fidenzia si contestava di aver strappato una ciocca di capelli a una bambina, episodio di cui una super-testimone non si era però ricordata in aula. A entrambe si contestavano schiaffi e punture sulle mani con l’uso di matite.

 

Il tribunale di Belluno nel dicembre del 2007 aveva sostenuto come mancasse la continuità di tali atti, e quindi si potesse configurare l’assenza di maltrattamenti strettamente intesi. In altri casi poi mancava la querela dei genitori, fatto che ha influito non poco nel risultato del procedimento di fronte al giudice di Belluno.


 Di diverso avviso il tribunale di Venezia che le ha condannate per un reato meno grave, ovvero l’abuso di mezzi di correzione, reato per il quale è prevista una pena fino ai sei mesi.


 Sono state invece assolte suor Yolanda (Yolanda Caerlag, di origini filippine), suor Clotilde (Rosa Barile) e suor Gemma (Maria Alumbro), per le quali lo stesso pubblico ministero di Belluno, Roberta Gallego, aveva chiesto l’assoluzione. I difensori delle due suore ora sono pronti a ricorrere in Cassazione contro questo ribaltamento della sentenza

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