Scale mobili negate ai cani guida: la Procura apre un’indagine

Per il momento si tratta di un accertamento preliminare senza indagati nè ipotesi di reato. Pavone vuole capire se il divieto è compatibile con le norme e chi è il responsabile dell’impianto

BELLUNO. Il divieto ai cani guida per ciechi, lungo le scale mobili di Lamboi, è legittimo? È questa la prima domanda che si pone l’indagine avviata dal procuratore della Repubblica Francesco Saverio Pavone, in seguito all’esposto presentato da tre non vedenti ad agosto. Al momento si tratta di un accertamento preliminare (Modello 45) che non ha ancora nè un indagato nè un’ipotesi di reato. La vicenda ha una storia abbastanza travagliata. In ragione del fatto che le scale mobili di Lambioi sono particolarmente pendenti e con scalini stretti che potrebbero risultare pericolosi per chiunque, a partire dagli stessi cani, il regolamento prevede l’esclusione all’utilizzo delle scale mobili dei cani guida. Il divieto trova una soluzione con il permesso, dato ai non vedenti, di parcheggiare ovunque in centro storico, anche fuori dagli stalli a patto che non venga intralciata la circolazione.

Ma ai non vedenti non basta, perché ne fanno una questione di legalità e principio. In tre (Massimo Vettoretti, Simona Zanella e Fernando Giacomin) organizzano quindi una manifestazione dimostrativa, tenuta il 9 maggio, ma gli addetti alle scale mobili li bloccano per evitare la salita dei cani. Ne nasce una polemica, anche perché l’Unione ciechi si dissocia, mentre il sindaco Massaro tenta di spiegare le ragioni del divieto. L’accordo non si trova e ad agosto viene presentato l’esposto.

Ora la procura di Belluno vuole verificare se il regolamento di Lambioi sia legittimo, alla luce delle leggi che normano il settore: la n. 37 del 14 febbraio 1974, modificata dalla n. 376 del 25 agosto 1988 con sanzioni definite dalla n. 60 dell’8 ottobre 2006. Le tre leggi, in sostanza, affermano che i cani guida per ciechi possono usare qualsiasi mezzo di trasporto, comprese le scale mobili.

In caso di violazione delle norme, il responsabile dell’impianto rischia delle sanzioni amministrative. Ma uno dei primi aspetti dell’inchiesta riguarda proprio questo: chi è il responsabile delle scale mobili? Chi ha emesso il regolamento con il divieto? L’articolo 27 del regolamento stesso, ad esempio, affida al responsabile dell’impianto il dovere di applicare le norme relative, anche future. C’è discrepanza tra questo articolo e il mantenimento del divieto?

«In questa fase», spiega il procuratore Pavone, «cercherò di capire chi è il responsabile dell’impianto e se il divieto è legittimo. Naturalmente è presto per dire se l’indagine andrà avanti o meno». Pavone chiarisce che: da parte dei non vedenti non c’è stata interruzione di pubblico servizio il 9 maggio, mentre potrebbe sussistere la violenza privata per non averli lasciati passare. La procura ha già acquisito alcuni documenti.

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