Scalinata chiusa, casa off-limits

PERAROLO. Il signor Mario Svaluto Moreolo è da otto mesi protagonista di originale contenzioso con l’amministrazione comunale di Perarolo guidata dal sindaco Pierluigi Svaluto Ferro.
Al centro della questione, a dire dello stesso Mario Svaluto Moreolo, è un’abitazione di sua proprietà situata lungo la scalinata Col de Zordo, al civico numero 15, di fatto irraggiungibile perché la stessa scalinata è interdetta al transito pedonale da un’apposita ordinanza in quanto pericolosa perchè costeggia una casa in pessime condizioni (soprattutto per ciò che riguarda il tetto).
«La scorsa estate il sindaco, in maniera burocratica ed asettica, mi indicò un accesso alternativo attraverso un sentiero circostante» si legge in una lunga lettera firmata da Svaluto Moreolo, che risiede a Belluno, «ora però, a distanza di tanto tempo, ritengo sia giunta l’ora di trovare una soluzione definitiva al problema, visto anche che quella proposta fattami allora dal sindaco fu considerata da più soggetti, sia istituzionale e sia politici, irrazionale e mai vista in qualsiasi contesto amministrativo. Il sindaco è l’unico soggetto che può e deve risolvere il problema. A tal proposito basterebbe un provvedimento tanto semplice quanto banale: consentire il passaggio, per un tratto di poco più di dieci metri, sul prato antistante la casa di proprietà della famiglia De Zordo».
Una scorciatoria peraltro già avallata dal sindaco Svaluto Ferro, che però al momento presenta un intoppo, stando almeno a quanto dichiara Mario: mancherebbe l’ok dei proprietari del prato in questione.
«Non è certamente compito mio stabilire un contatto con gli eredi della famiglia De Zordo, fra l’altro introvabili, affinchè mi autorizzino al passaggio: questo è compito del sindaco, che ne ha l’autorità, essendo peraltro direttamente responsabile della scalinata visto che questa è di proprietà comunale».
L’occasione è utile a Mario Svaluto Moreolo per sottoporre all’attenzione pubblica una soluzione alternativa e più duratura al problema: «Basterebbe realizzare una copertura in legno per il tratto di scalinata pubblica, di 10.15 metri, considerata a rischio per la possibile caduta di tegole dalla casa fatiscente; a meno che non si voglia prendere in considerazione l’obiettivo massimo, quello maggiormente indicato per la risoluzione del caso, ovvero l’abbattimento dell’intero fabbricato pericolante adiacente alla scalinata come già ordinato dopo il terremoto del 1976 dalle autorità competenti ma mai eseguito».
La vicenda di carattere burocratico si trascina da mesi bloccando così la possibilità al signor Mario di rientrare nella sua casa di Perarolo, unità abitativa di valore storico, stando a quanto lui stesso racconta.
«Si tratta di una casa del 1890 a cui sono molto legato per motivi familiari: lì mio nonno, Giulio De Zordo già sindaco di Perarolo nel 1917, fu arrestato dopo l’invasione austriaca e subito dopo assolto. Sempre in quella casa è stato prelevato dai nazisti mio zio Renato De Zordo, partigiano, poi ucciso nella caserma Tasso di Belluno. Nelle stesse ore vennero prelevate anche sua madre Dina e sua zia Iva, poi miracolosamente scampate alla morte perché fuggite».
Gianluca De Rosa
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