Scatta l’allarme rosso per le zecche: già 14 casi di encefalite in sei mesi
È allarme zecche e Tbe in provincia di Belluno. A lanciarlo è direttamente l’Usl 1, tramite il direttore dell’unità operativa di Malattie infettive del San Martino, Ermenegildo Francavilla.
La preoccupazione arriva proprio dai numeri: i casi di encefalite da morso di zecca registrati in provincia finora sono 13 e «risultano triplicati rispetto a quelli dello stesso periodo dello scorso anno», dice Francavilla. «A questi ultimi va aggiunto anche il caso relativo a una paziente bresciana che è stata ricoverata nell’ospedale di Brescia per Tbe, dopo essere stata morsa dall’acaro mentre era a Farra di Mel». La situazione, quindi, è molto preoccupante, visto che la presenza delle zecche è in sensibile aumento in tutto il territorio provinciale. E in crescita, come dimostrano le cifre, sono le malattie trasmesse dalle zecche, come la borreliosi o malattia di Lyme e appunto la Tbe.
«Nella provincia di Belluno negli ultimi 10 anni sono stati notificati 132 casi di patologie da zecca», precisano dall’Usl. «I dati dell’Istituto Superiore di Sanità confermano il primato della provincia di Belluno, che contribuisce al 40% per quanto riguarda la casistica nazionale»
«Come è emerso da un recente convegno tenutosi qualche giorno fa a Verona, che ha visto la partecipazione di esperti delle patologie trasmesse da zecche e di oltre 200 infettivologi, le patologie trasmesse dal parassita sono in notevole aumento», sottolinea ancora Francavilla. «E quest’anno, per condizioni ambientali particolarmente favorevoli, come il clima caldo umido di questi ultimi mesi, il numero delle zecche è notevolmente aumentato. Sono conseguentemente cresciuti anche i casi di morsi registrati e gli accessi ai Pronto soccorso».
Segnalazioni in questo senso si sono avute anche nelle province di Verona, Vicenza, Treviso. Il problema è che, se per la borreliosi si può intervenire con un trattamento farmacologico in quanto si tratta di una patologia batterica, «per la Tbe non esiste una terapia specifica».
«L’unica strategia per arginarla è costituita dalla vaccinazione», dicono dall’azienda sanitaria. «La provincia di Belluno può considerarsi un’area a rischio e perciò la vaccinazione è raccomandata soprattutto per quanti frequentano e operano gli spazi verdi e i boschi della montagna». —
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