Schianto in aereo: disastro colposo
E’ la pesante accusa da cui deve difendersi il pilota austriaco Krassing
COMELICO SUPERIORE.
Disastro aereo colposo. È l’accusa da cui si deve difendere Manfred Krassing, 67 anni, il pilota austriaco che tre anni fa si schiantò con il suo Cessna 182 in un bosco di Padola. Ieri mattina la prima udienza del processo con l’audizione di due testimoni. Un carabiniere che intervenne poco dopo aver ricevuto l’allarme dalla centrale operativa ed un testimone che vide il Cessna precipitare nel bosco dopo aver fatto una brusca virata. Il carabiniere della compagnia di Cortina ha ricostruito l’episodio. Ripercorrendo i momenti dell’arrivo sul posto dei soccorsi.
Krassing viaggiava a bordo del Cessna con altri passeggeri di nazionalità tedesca. Tutti rimasero feriti, fortunatamente non in modo grave. Nel processo la pubblica accusa gli contesta di aver provocato, per imperizia, la caduta dell’aereo sui boschi attorno alle Terme di Valgrande, mettendo a rischio l’incolumità degli abitanti della zona. L’aereo, infatti, si schiantò dopo aver evitato la collisione con un mezzo agricolo in un campo dove doveva essere effettuato un atterraggio di emergenza. La difesa sostiene invece che Krassing operò al meglio per preservare l’incolumità dei passeggeri, nonostante il maltempo.
L’incidente avvenne nel primo pomeriggio del 24 settembre 2006. L’aereo era decollato in mattinata per sorvolare il massiccio austriaco del Grossglockner. Nel cielo di Lienz, però, la torre di controllo consigliò al Cessna di spostarsi a sud per evitare il maltempo. Il brusco cambio di direzione fece perdere la rotta al velivolo che si ritrovò nello spazio aereo italiano, fuori portata per l’assistenza di volo a Lienz e senza riferimenti.
Il pilota provò a contattare la torre di controllo di Milano, ma era irraggiungibile vista la quota bassa del Cessna, ridotto ormai con una quarantina di litri di carburante nel serbatoio e costretto a cercare una pista di fortuna per mettere a terra il carrello. Sopra Padola, Krassing individuò un prato di Campotrondo ed effettuò dei giri per studiare la manovra d’emergenza. Fu a quel punto che un testimone di Abano Terme, ieri in aula, notò l’apparecchio abbassarsi di quota con l’assordante rumore del motore che continuava a scoppiettare.
Ad un certo punto il Cessna virò bruscamente e, al di là di un prato, si infilò in un bosco, dopo esser passato vicino ad alcuni cavi dell’alta tensione e aver urtato con un’ala le cime delle piante. La fusoliera evitò un grosso albero, sradicato invece dall’ala. L’urto preservò l’abitacolo e i quattro passeggeri uscirono quasi incolumi. Ieri la pubblica accusa ha chiesto una perizia sul velivolo. I giudici del collegio (Antonella Coniglio presidente, a latere Elisabetta Scolozzi e Anna Travia) si sono riservati la decisione. Il processo riprende il 17 febbraio.
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