«Sci fuoripista? Certo, ma con attenzione»
CORTINA. Sci fuori pista sì, ma con attenzione: è questo l'appello che Mario Dibona, guida alpina di Cortina, manda agli appassionati del freeride, ma anche agli enti di promozione turistica.
«Ormai la voglia di sciare fuori pista è una consuetudine che continua ad espandersi e ad avere sempre più successo», spiega, «e anche le scuole più prestigiose di sci e gli stessi comprensori puntano su questo target, pubblicizzando delle bellissime fotografie di sciatori in neve fresca e polverosa. Molte stazioni nell’arco alpino, in particolare all'estero, si sono organizzate per accogliere questo crescente mercato. In queste località sono stati individuati dei percorsi fuoripista che vengono costantemente monitorati da persone esperte in grado di valutare le condizioni del manto nevoso in relazione anche alle condizioni meteo. Gli sciatori che si apprestano ad affrontare una discesa freeride vengono messi a conoscenza della situazione del manto nevoso e vengono date loro indicazioni generiche sul pericolo valanghe».
Un tipo di turismo sempre più in crescita che, secondo Dibona, dalle nostre parti non si è riusciti però a cogliere.
«L'ente per la promozione invernale di Cortina all’estero continua a stampare bellissimi dépliant con immagini di sciatori in neve fresca, ma la realtà è che il turista che scia fuori pista viene subito multato o privato dello skipass. Sembra che Cortina non voglia ancora investire su questo specifico mercato, ma che preferisca promuovere lo sci classico delle piste battute, dimenticandosi che l'utente dello sci fuori pista utilizza sempre gli impianti di risalita. Probabilmente sarebbe solo sufficiente rendere più sicuro questo sport con l'aiuto di figure professionali. Noi guide alpine», continua, « ci accorgiamo che ormai questa attività si è "liberalizzata" e tutti indistintamente la praticano, spesso senza avere la responsabilità di quello che stanno facendo, e mettendo quindi in pericolo se stessi, i propri compagni e anche chi è preposto al soccorso. Notiamo, inoltre, che quasi sempre i freeriders hanno con sé tutto il necessario materiale anti-valanga. L’errore di base a nostro avviso è che i freeriders pensino che avendo un'attrezzatura tecnica e costosa possano esporsi al rischio». L'invito di Dibona è dunque a praticare lo sci fuori pista con serietà, preparazione e competenza, possibilmente affidandosi a corsi specifici. «Noi della scuola di alpinismo Dolomiti Ski Rock educhiamo e addestriamo accuratamente l'allievo affinché conosca e sappia utilizzare il proprio materiale anti valanga. Insegniamo le tecniche della sciata in neve fresca sui vari pendii, ma anche a valutare le condizioni del manto coadiuvati da apposite indicazioni date da professionisti. Spieghiamo come si devono comportare per ridurre il rischio di provocare una valanga e, in caso di incidente, come intervenire rapidamente per salvare il compagno. Il materiale tecnico è indubbiamente un valore aggiunto, ma sono il senso di responsabilità e l'umiltà di informarsi sulle condizioni che fanno la differenza».
Marina Menardi
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