Scialpinismo a pagamento, polemica sul Nevegal
La Nis: «Lo ski pass per un servizio in più». Gli sportivi: «Andremo altrove»
Sciatori sul colle del Nevegal
BELLUNO. La sorpresa trovata sotto l'albero non è piaciuta a molti. Il mondo dello scialpinismo è in subbuglio dopo che la Nis, la società che ha in gestione gli impianti del Nevegal, ha attivato uno ski-pass per gli appassionati della disciplina: un tagliando nominativo stagionale da 50 euro che permette di usare - con i dovuti accorgimenti - le piste e gli impianti del Colle. Ovviamente solo in discesa. La levata di scudi di parte del popolo del fuoripista è stata immediata: «Ce ne andiamo da altre parti», dice qualcuno. «E' un servizio in più», ribatte il presidente della Nis Benvegnù. «Il Nevegal non è una terra di conquista». La polemica natalizia è così servita e vede in ballo diverse concezioni dell'andare in montagna. Di certo, lo scialpinismo è uno sport che vede sempre più appassionati. «E' iniziata la fase di sorpasso sullo sci di fondo», affermano gli addetti ai lavori. «E negli ultimi anni l'aumento è stato considerevole». Proprio da questa premessa è partita anche la Nis, che ha comunicato il nuovo corso pochi giorni fa. «Non si tratta di una tariffa in più, ma di un servizio che in molti apprezzano», dice Pio Paolo Benvegnù. Solo ieri mattina - tanto per portare un numero - sono stati staccati 50 biglietti. Si tratta di skipass nominali dal costo di 50 euro, che offrono la possibilità agli appassionati di usare le piste e gli impianti nella fase di discesa. Gli sci utilizzati - c'è da sottolineare - dovranno essere muniti di ski-stop o di particolari dispositivi in grado di trattenerli nel caso di sgancio. «Non solo», sottolinea Benvegnù, «il possessore dello ski-pass avrà il diritto di essere soccorso gratuitamente in caso di incidente in pista». Per Benvegnù, quindi, si tratta sia di una questione di sicurezza che di giustizia: «E' giusto che se uno sportivo utilizza un servizio, lo paghi: 50 euro, poi, per uno ski-pass stagionale, è una cifra ridicola». Intanto, su Facebook - a cominciare dalla pagina del Corriere delle Alpi - è scoppiata una feroce polemica. Tanti gli appassionati che parlano di un provvedimento "contraddittorio" e di difficile attuazione. C'è chi dice di essere già pronto a cambiare meta: «Il Nevegal non è mica San Moritz», uno dei commenti più generosi. In effetti, a guardare le esperienze italiane, lo scialpinismo è gratuito quasi ovunque. Si votano alla cautela alcuni addetti ai lavori, che criticano più il metodo che la sostanza: «Io sono quasi a favore, ma le cose dovevano essere concertate», afferma Vittorio Romor, rappresentante del Dolomiti ski alp. «C'era da studiarla meglio, anche perché lo scialpinismo è una voce importante del turismo locale. Lo scialpinista è un buon cliente di rifugi e locali». Sulla falsariga c'è anche Oscar Angeloni, commissario tecnico della nazionale di scialpinismo: «L'iniziativa è di per sé buona. Il fenomeno è in espansione e c'è bisogno di regole, ma in questo modo rischia di essere percepita come una imposizione. Forse bisognava confrontarsi».
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