Scioperi e astensione dagli straordinari
BELLUNO. Sciopero di due ore (in qualche fabbrica si parla anche di quattro) domani del comparto metalmeccanico in provincia di Belluno. «Dopo sei mesi di trattativa», dicono i segretari bellunesi Luca Zuccolotto della Fiom Cgil, Bruno Deola della Fim Cisl e Luciano Zaurito della Uilm Uil, «Federmeccanica è ferma sulle proprie posizioni, impedendo così l’avvio di un vero negoziato. L’idea secondo cui il contratto collettivo nazionale non debba più riconoscere alcun aumento salariale alla stragrande maggioranza della nostra categoria rimane sul tavolo».
A questo punto Fim, Fiom e Uilm di Belluno chiedono con forza che ci sia «una vera trattativa per un contratto nazionale degno di questo nome, a tutela di salario e diritti per tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici». Per queste ragioni, quindi, i sindacati di categoria bellunesi, coerentemente con il documento nazionale, hanno proclamato per domani, oltre all’astensione del lavoro, anche lo sciopero dello straordinario e della flessibilità che sarà effettuato il 28 maggio e l’11 giugno.
Il 6 giugno, in sala Muccin al Centro diocesano in piazza Piloni, ci sarà un incontro dei delegati di categoria e contemporaneamente sarà avviato anche un secondo giro di assemblee nei luoghi di lavoro. «Mercoledì 9 giugno, infine, sarà indetto in Veneto lo sciopero generale di otto ore di tutti i metalmeccanici, con una manifestazione di protesta in una delle province venete ancora da definire», sottolinea Zuccolotto, a nome anche dei due colleghi di Fim e Uilm.
La questione riguarda, come detto in precedenza, il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, sul quale Federmeccanica, cioè la parte datoriale del comparto, da subito si è detta intenzionata a istituire il cosiddetto salario minimo di garanzia, che andrebbe a tutela soltanto di chi percepisce uno stipendio al di sotto di una certa soglia. Andando, così a beneficiare soltanto il 5% dei lavoratori. «Vogliamo con questi scioperi e manifestazioni», concludono i sindacati, «avviare una trattativa vera, dignitosa e che veda nascere un accordo dalla mediazione delle parti e non dalla irremovibilità di una di queste». (p.d.a.)
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