Sciopero alla Metalba la Fiom chiede assunzioni
LONGARONE. Serve più personale per poter sostenere l’aumentato carico di lavoro di questi ultimi anni e per evitare turni pesanti, ma serve anche il pagamento del premio di risultato relativo agli anni 2015 e 2016. Di fronte al muro della proprietà i 34 lavoratori hanno detto «basta».
È sciopero alla Metalba di Longarone. Ieri tutte e tre le squadre che avrebbero dovuto prestare servizio si sono astenute per l’intera giornata, mentre oggi incroceranno le braccia i lavoratori ieri in riposo.
«Abbiamo da tempo provato ad aprire, sia con il passato amministratore delegato sia con il nuovo, un confronto civile per trovare soluzioni condivise ai tanti problemi dello stabilimento di Fortogna», precisa Benedetto Calderone, della Fiom Cgil. «Abbiamo pazientemente atteso risposte, purtroppo mai arrivate. Nessuna risposta sull’ampliamento di organico, nessuna sull’accordo di ciclo continuo produttivo strutturale. Da tempo, infatti, chiediamo che vengano assunte almeno 5-6 persone, cioè un’altra squadra», prosegue il sindacalista. «Questo sia per l’incremento del lavoro, ma anche in prospettiva visto che l’azienda intende aprire un nuovo forno. Il problema è che la proprietà, da quanto vediamo, intende mantenere inalterato l’organico, pur aumentando la produzione, e questo per noi è inaccettabile», tuona Calderone, che precisa: «Inoltre non è possibile che venga mantenuto questo ciclo continuo di lavoro per cui ogni tre settimane una squadra invece di lavorare quattro giorni di fila per riposarne due, si trova a lavorare sempre quattro giorni ma a riposare un giorno soltanto. E questo non è accettabile visto l’attività della fonderia. Per permettere a tutti di riposare quindi i giorni giusti, è necessario assumere una squadra, non c’è altra soluzione».
Ci sono poi altri temi su cui sindacato e lavoratori non approvano il comportamento della proprietà. «Quando è fallita la vecchia Metalba», spiega ancora l’esponente della Fiom, «il curatore ha riconosciuto ai lavoratori i premi di risultato dal 2011 al 2013 e questi sono in pagamento. Ma nel 2013 è scaduto anche il contratto integrativo che non è stato più rinnovato essendo lo stabilimento in concordato. Ma se da un lato la nuova proprietà non vuole riconoscere il vecchio contratto e quindi non intende pagare i premi dal 2015 al 2016, dall’altro però ha continuato con il vecchio ciclo produttivo che era sempre contenuto del contratto. A questo punto se un accordo scade, fa decadere tutte le cose in esso contenute, non solo quelle che fanno più comodo all’azienda», precisa Calderone che sottolinea: «Abbiamo parlato circa due mesi fa con l’azienda di questi argomenti e ci aveva promesso una risposta che non è arrivata. E allora i lavoratori sono stanchi, e così abbiamo deciso di scioperare. Ora abbiamo fatto presente nuovamente questa situazione e vedremo se questa volta otterremo le risposte volute, dopo questa astensione dal lavoro».
Paola Dall’Anese
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