Sciopero dei medici, adesione oltre l’85%
Contenti i professionisti: «Anche i pazienti sostengono la nostra protesta. La Regione si faccia sentire». Oggi si replica
The family doctor – here in his surgery – fulfils an important task in the health system, whether during consultation or home visits. Photo: September 14, 2014. - Infophoto
BELLUNO. Tanti i medici di famiglia (oltre l’85%) che ieri hanno aderito alla protesta contro la mancata applicazione del Piano socio sanitario regionale e la conseguente carenza di servizi sul territorio. Lo sciopero “bianco”, che prevede il ritorno alla compilazione manuale delle ricette rosse al posto dell’invio telematico della ricetta dematerializzata, ha visto un’adesione massiccia del comparto.
«Siamo contenti», commentano a caldo il presidente dell’Ordine dei medici provinciale Umberto Rossa e il delegato sindacale della Federazione dei medici di medicina generale Fabio Bortot. «La stragrande maggioranza dei colleghi ha dimostrato una grande sensibilità, permettendo di dare il via a una protesta compatta. Prendiamo atto, quindi, dell’unità della professione. Questa è la dimostrazione che i medici di famiglia non si fanno intimidire da minacce e ricatti», dicono tutte le sigle che hanno aderito vale a dire Fimmg, Smi, Snami, e Intesa sindacale. «Speriamo che tale volontà sia rispettata dagli organi dirigenziali e politici della Regione, riaprendo al più presto il dialogo e l’ascolto».
I camici bianchi, al motto “gavemo strucà el botton” (abbiamo spinto il bottone, che significa abbiamo dato il via alla protesta), si dicono contenti anche per l’approvazione e il sostegno ottenuto dagli stessi cittadini. «I nostri pazienti, una volta spiegato il motivo di questa agitazione, hanno subito approvato la nostra manifestazione e la nostra decisione di avviare queste giornate di protesta», spiegano Rossa e Bortot. «I pazienti stessi ci chiedono di lottare per avere maggiori servizi sul territorio, di non essere lasciati soli nel momento del bisogno».
E oggi si replica: ancora un’altra giornata di ricette rosse. Questa protesta continuerà il 26 e 27 settembre e il 10, 11, 12 ottobre. «Se entro queste date non ci sarà risposta dalla Regione, allora saremo costretti a passare alle maniere più forti», annunciano il presidente dell’Ordine e il delegato della Fimmg. «Sono previste 22 giornate di chiusura degli ambulatori medici da novembre a maggio (precisamente nei giorni 8 e 9 novembre, 13 e 14 dicembre, 16, 17 e 18 gennaio, 13, 14 e 15 febbraio, 13, 14, 15 e 16 marzo, 10, 11, 12 e 13 aprile e 15, 16, 17 e 18 maggio)».
Nelle stesse giornate anche i medici della continuità assistenziale, cioè le guardie mediche territoriali, si asterranno dal servizio nei turni notturni, cioè dalle 20 alle 8. In queste giornate, secondo la norma, saranno comunque garantite le visite domiciliari urgenti, l’assistenza domiciliare integrata e quella programmata ai malati terminali.
Intanto, i consiglieri regionali del Pd hanno chiesto la convocazione urgente del consiglio veneto per discutere della situazione.
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