Sciopero della fame contro la vendita dei beni del Cansiglio

Promosso dagli ambientalisti De Savorgnani e Boato. «L’ex albergo San Marco è un rudere, meglio abbatterlo»
ALPAGO. Sciopero della fame, dal 9 al 17 settembre, contro la privatizzazione dell’altopiano del Cansiglio.


Il primo passo è la vendita dell’ex hotel San Marco, chiuso poco dopo i soggiorni dei presidenti Cossiga e Scalfaro.


La singolare protesta verrà intrapresa da Toio De Savorgnani, di Fregona, esponente dell’associazione Mountain Wilderness, e da Michele Boato, alpagoto d’adozione, fondatore dell’Ecoistituto Langer di Mestre.


Luca Zaia, presidente della Regione, ha confermato recentemente in Cansiglio la cessione del San Marco, in condizioni di assoluta precarietà.


Nuovo bando, dunque, per la vendita, base d’asta 600 mila euro circa. Secondo ricorrenti indiscrezioni, sarebbe interessata all’acquisizione anche l’associazione delle Pro Loco, l’Unpli, in cordata con altri investitori.


«Il pericolo incombente – sottolineano gli ambientalisti che hanno già raccolto decine di adesioni allo sciopero della fame - è la vendita delle proprietà regionali, il cosiddetto demanio, a cominciare dall’ex albergo San Marco e non dobbiamo farci ingannare dalla apparente trascurabilità di questo evento: è vero che il San Marco è un rudere, è anche vero che la sua rimessa in funzione come struttura alberghiera potrebbe rivitalizzare un po’ l’economia locale, ma a questa prima cessione al privato è più che ragionevole sospettare che molte altre parti del Cansiglio verranno messe in vendita: il San Marco venduto sarebbe la rottura di un principio, cioè della inalienabilità del Cansiglio, che dura da oltre 1000 anni».


La protesta del digiuno, che inizierà il 9 settembre, data significativa perché è la vigilia del raduno dei partigiani sull’altopiano, si concluderà domenica 17 settembre, a Vallorch, con una manifestazione pubblica «per tentare il salvataggio in extremis di questo grande patrimonio storico e naturalistico – come informa una nota -, visto che proprio in settembre partirà il quarto ed ultimo bando per la vendita del San Marco che, in caso di assenza di acquirenti, permetterà alla regione di procedere a trattativa privata o addirittura alla cessione non onerosa purchè chi accetta la proprietà si impegni a rimettere in piedi l’albergo ristrutturandolo».


«Noi non siamo d’accordo – ribadiscono De Savorgnani e Boato -, lo abbiamo sempre detto, piuttosto che vendere solo per avere un albergo in più, ma con un costo ambientale altissimo oltre che una perdita storica e culturale, è meglio demolire e fare sparire ogni traccia del rudere attuale e ricreare al suo posto uno spazio verde. La privatizzazione potrebbe proseguire per il Rifugio Sant’Osvaldo, che si trova al centro della Piana, e per il quale si sono fatti avanti alcuni investitori, e lo stesso campo di golf, che porta in Cansiglio numerosi appassionati.


Per il San Marco gli ambientalisti preferirebbero la concessione in comodato, al limite per 99 anni, lasciando la proprietà nelle mani della Regione.


«Col Cansiglio interamente pubblico si può sperare di andare avanti – spiegano infatti De Savorgnani e Boato - con una selvicoltura sempre meno di sfruttamento economico e sempre più naturalistica, si può sperare che la Foresta diventi un’area naturale protetta, ad esempio una Riserva Regionale, oppure che sia accettata la sua designazione a Riserva della Biosfera Unesco, ma se vincerà la privatizzazione si parlerà solo di economia, di soldi, di sfruttamento a costo di qualsiasi sacrificio ambientale, come ora sta avvenendo per le colline del Prosecco».


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