Sciopero sospeso ma in fabbrica non si può entrare
BELLUNO. Vietato l’ingresso in fabbrica ai lavoratori dell’Invensys. Dopo l’annuncio choc dei vertici aziendali, che venerdì hanno deciso di chiudere lo stabilimento di via Tiziano Vecellio comunicandolo nella sede di Confindustria, da quel giorno nessun operaio può varcarne i cancelli, presidiati da vigilanti che «lasciano passare pochissime persone», spiega Valentino De Bona (rsu). «Hanno una lista in mano, e nessun operaio o impiegato è ammesso all’interno dei cancelli. Possono passare solo il direttore, la segretaria, i responsabili qualità, sicurezza e produzione. Quando ho chiesto se potevo entrare, come rsu, mi è stato risposto che dovevo essere autorizzato, con un preavviso di 24 ore».
Eppure da oggi tutti i dipendenti si sono rimessi a disposizione dell’azienda, sospendendo di fatto lo sciopero a oltranza che era stato indetto una settimana fa, dopo le notizie, mai smentite dall’azienda, di una delocalizzazione di gran parte della produzione in Cina. «Pare che all’azienda non interessi», lamenta De Bona. «Forse temono che ci comportiamo come i cinesi, che un paio di anni fa danneggiarono lo stabilimento in cui lavoravano perché l’azienda aveva deciso di chiuderlo». Chiaro che i dipendenti dell’Invensys non attuerebbero mai un comportamento di questo genere, anche se il clima resta teso.
«I responsabili del gruppo stanno gestendo la trattativa, se si può ancora chiamare così, in modo barbaro», attacca De Bona. «È un comportamento inconcepibile da ogni punto di vista: economico, perché se avessero scelto la via dell’accordo avrebbero speso molti meno soldi di quanti ne stanno spendendo adesso; sindacale, perché non è così che si conduce una trattativa in Italia; umano».
Gli operai sono in apprensione, «si aspettano un colpo di mano, visto come sono stati trattati finora. Non ci sarebbe niente di strano se ci portassero via i macchinari dall’oggi al domani, per come si è comportata l’azienda».
Ieri, intanto, è stata una giornata di tregua nella “battaglia” che i sindacati hanno avviato per salvare lo stabilimento bellunese. «È domenica, ma c’è poco da festeggiare», sottolinea Bruno Deola, segretario della Fim Cisl. Il presidio permanente ormai funziona 24 ore su 24.
«La prossima settimana (da oggi, ndr) si giocherà molto sui tavoli istituzionali», conclude De Bona.
«Vogliamo far capire alle istituzioni come stanno le cose», aggiunge Deola. «Non si sa mai che siano nati dei dubbi. È bene spiegare cosa è successo negli ultimi tempi». Si tenterà ogni strada, dai Comuni alla Regione e fino al Ministero: «È giusto che anche a livello nazionale le istituzioni si facciano carico della crisi nata in questo stabilimento, per individuare una soluzione che vada incontro ai lavoratori, prima di tutto», conclude il segretario della Fim Cisl.(a.f.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi