Sconti agli impiantisti, paga la Provincia
BELLUNO. Uno sconto consistente per il turismo di montagna che ricadrà, però, sulle casse della Provincia. Ad avere l’ultima parola sui canoni idrici introitati da palazzo Piloni, infatti, è la Regione che ieri ha deciso di aggiornare l’entità dei canoni per il 2016 dovuti per l'utilizzo dei beni del demanio idrico, che saranno aumentati dello 0,23% in base al valore medio delle variazioni dell'indice dei prezzi al consumo rilevate nell'anno precedente. Si tratta dei «canoni per l'uso dell'acqua e l'occupazione a qualsiasi titolo delle pertinenze dei corsi d'acqua e di specchi acquei fatta da soggetti privati o pubblici» come riporta una nota della Regione. Nelle disposizioni è stato deciso, tra l’altro, che il canone annuo di derivazione d’acqua da applicare all’innevamento artificiale sia ridotto al 25% dell’importo.
«Per quanto riguarda le derivazioni d’acqua usate per l’innevamento artificiale» fa presente la Regione, «si è tenuto conto che il Veneto è una delle regioni più importanti in termini di offerta di piste per lo sci alpino ma che il turismo invernale attraversa da anni una situazione di difficoltà, dovuta anche alla riduzione delle precipitazioni e dell’innevamento naturale dei territori montani. Ciò comporta un aumento dei costi che il comparto del turismo veneto deve sostenere causa le maggiori quantità di acqua da utilizzare per l’innevamento. Per favorire la ripresa del turismo montano, il canone da applicare all’innevamento artificiale per il 2016 viene ridotto al 25% dell’importo».
Un provvedimento che però ricade sulle spalle della Provincia di Belluno. «Apprendiamo con soddisfazione che la giunta regionale ha adottato un provvedimento a favore del turismo di montagna» spiegano la presidente della Provincia Daniela Larese Filon e il consigliere con delega al Demanio idrico Leandro Grones, «un contributo per la riduzione delle spese sostenute dalle società esercenti gli impianti a fune, che negli ultimi anni hanno dovuto combattere con stagioni climatiche particolarmente sfavorevoli, ma tuttavia posto a totale carico della montagna. Non deve passare inosservato infatti che i minori introiti conseguenti alla riduzione dei canoni graveranno non sulle casse della Regione Veneto, ma su quelle della Provincia di Belluno che dovrà conseguentemente ridurre gli stanziamenti destinati alla difesa del suolo ed alla viabilità di montagna. Riteniamo che un maggiore approfondimento dei fattori di spesa nella gestione degli impianti a fune, come già richiesto dalla Provincia di Belluno, avrebbe potuto portare ad individuare diverse soluzioni, anche più incisive, evitando però una riduzione delle risorse destinate alla sopravvivenza della montagna veneta e in particolare di quella bellunese».
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