Scuola e associazioni fanno rivivere la caserma “Piave”
BELLUNO. Nata come caserma degli alpini, abbandonata all’inizio degli anni Duemila a seguito del processo di ristrutturazione dell’Esercito italiano, la caserma Piave sta vivendo una seconda vita. O meglio, giovinezza, perché c’è un certo fermento nel compendio. La seconda vita della Piave vede in prima fila le associazioni che ne hanno in gestione alcuni spazi, e che hanno avviato un percorso per la sua valorizzazione. Lo hanno fatto prima recuperando alcuni degli edifici dell’enorme compendio, poi partecipando (con il Comune capofila) all’avviso pubblico dell’Anci “Giovani RiGenerAzioni Creative”, che ha permesso di ottenere un contributo di 200 mila euro su un progetto - “Ex Caserma Piave, laboratorio di creatività urbana” - che ne vale complessivamente 253.164,55.
Partner del progetto sono tutti i soggetti assegnatari di spazi all’interno della ex caserma. Quattro, invece, le azioni da sviluppare. La prima corrisponde all’attivazione di un’assemblea di gestione e di un gruppo referente per la progettazione partecipata, il coordinamento e l’organizzazione delle attività a servizio dell’intero compendio. «Ci sono enormi spazi comuni da gestire», ha ricordato Alice Cason. «Il regolamento servirà proprio a disciplinare questo aspetto». Il tutto all’insegna di parole che veleggiano fra gli stabili della Piave, ne percorrono gli spazi e si insinuano fra le tettoie e gli hangar: partecipazione, collaborazione, progettazione, coordinamento.
Altre due azioni vengono portate avanti da Casa dei beni comuni (l’attivazione di un laboratorio artigianale di grafica e serigrafia) e da SlowMachine (un progetto di sperimentazione artistica fra cinema e teatro), l’ultima prevede la riqualificazione dell’area di accesso al compendio. Ed è qui che entrano in gioco gli studenti, protagonisti, proprio alla Piave, di un progetto di alternanza scuola-lavoro.
Gli studenti del Catullo, grazie agli insegnanti e al coordinamento di Valentina Reolon, sono stati coinvolti nell’ideazione del nuovo nome (Spazio Ex), del logo (con una E che richiama quella dell’esercito, anche nei colori, ma che con il simbolo della freccia racconta il movimento di trasformazione in atto) e di una decorazione con vernici e stencil sull’asfalto che renda evidente la strada di accesso alla ex caserma. L’assemblea di gestione ha scelto il disegno che è sembrato più significato: alcuni rami con delle foglioline verdi, a simboleggiare, ha ricordato l’insegnante Sabrina Frison, la rinascita del complesso.
I ragazzi dell’Iti Segato, invece, si sono messi alla prova progettando l’illuminazione, i marciapiedi, la pavimentazione, percorsi e bacheche. Sulla base di questo studio sarà preparato il progetto esecutivo, corredato di cartellonistica che illustrerà il processo di rigenerazione urbana in atto. L’Iti inoltre procederà con altri rilievi in altre zone del complesso.
«Questo spazio, un tempo abbandonato, è tornato a vivere con una vera progettazione dal basso», il commento dell’assessore Valentina Tomasi. «Il Comune ha posto le basi e colto le occasioni che si sono presentate, come il bando Anci al quale abbiamo potuto partecipare perché avevamo aderito al progetto di rigenerazione urbana». E nel famoso piano di rigenerazione c’è un progetto che riguarda proprio la Piave: prevede la sistemazione degli esterni del compendio. Spazio Ex rivive.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi