Scuola, i dirigenti bellunesi preoccupati per la tenuta statica degli istituti
BELLUNO. Nelle scuole superiori bellunesi non ci sono situazioni talmente critiche che impongano di prendere provvedimenti drastici. I dirigenti scolastici, però, sono vigili. E qualcuno non nasconde un velo di preoccupazione. È il caso di Salvatore Russotto, preside dell’Iti Segato e del Brustolon, due istituti tecnici del capoluogo. «Nel blocco D è sufficiente che una persona cammini perché si senta il pavimento muovere», spiega.
La preoccupazione è emersa venerdì durante l'incontro organizzato all'interno della giornata di mobilitazione per le scuole in provincia.
Il blocco D è quello più vecchio dell’Iti. Si affaccia su via Psaro. Il dirigente ha segnalato la situazione alla Provincia e durante il periodo di Natale, quando la scuola era chiusa per le vacanze, sono state fatte alcune prove di carico: «Non hanno evidenziato problematiche tali per cui dovrei impedire l’accesso al blocco, ma io il problema me lo pongo perché quell’ala è davvero molto vecchia», continua il dirigente. «Un intervento di sistemazione è necessario».
L’Iti è frequentato da 730 studenti, distribuiti in un complesso ampio e per il quale la Provincia sta investendo parecchie risorse. Il dirigente si augura che a breve venga fatto anche quello legato all’antisismica.
Anche Ezio Busetto mostra qualche preoccupazione per l’Agrario di Vellai, che dirige, anche se precisa: «Non siamo nella condizione di dover chiudere le scuole. Non ancora».
Lorella Benvegnù, della Cisl scuola, fa un passo in più. Perché se è vero che le scuole sono edifici, sono vissute da persone. E l’organico non è un dettaglio da sottovalutare. «Le nostre scuole di montagna hanno già dei parametri differenziati (alle elementari bastano dieci alunni per formare una classe, invece di quindici, ndr), ma non è sufficiente. Ci sono moltissime problematiche. Da due anni se un tecnico di laboratorio si ammala non può essere sostituito. Nemmeno se rimane lontano da scuola per un anno intero. In quel caso i nostri bellissimi laboratori non potrebbero essere utilizzati dagli studenti. E non si può sostituire nemmeno il personale amministrativo, a meno che non si vada sotto le due unità. Sono situazioni assurde. Dovremmo poter definire noi i parametri che vanno bene per le nostre scuole».
Scuole che, conclude la Benvegnù, si sono sempre distinte per qualità («lo dicono i dati Invalsi»), ma che rischiano di peggiorare per colpa di tagli che non considerano l’importanza dell’istruzione. (a.f.)
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