Scuola, mancano 47 docenti e 16 Ata
BELLUNO. Mancano all’appello 47 posti di docenza nelle scuole bellunesi. Posti che il territorio aveva richiesto per il normale funzionamento delle classi e che invece il Miur non ha concesso. Con tutti i risvolti negativi che ne conseguono sull’apertura dell’anno scolastico ormai imminente. A lanciare l’allarme è il segretario regionale della Flc Cgil, Salvatore Mazza, che si dice molto preoccupato per come sono andate le cose nel mondo della scuola, da quando è entrata in vigore la famosa riforma “buona scuola”.
«Se a livello veneto non ci sono all’appello 468 posti di docenti, in provincia di Belluno sono 47. Si va dai 39 che dovrebbero essere assegnati alle classi cosiddette “pollaio”, dove cioè gli studenti sono stipati in aula superando la trentina alle sei unità mancanti e necessarie ai corsi serali, fino ai due docenti che servono per soddisfare il tempo pieno richiesto. A questi si aggiungono anche i quattro i posti che non sono stati dati per quanto riguarda l’handicap e il sostegno e le 16 unità riferite al personale amministrativo. Come si vede si tratta di numeri che gli altri anni non ci si immaginava nemmeno di riferire e soprattutto a pochi giorni dall’inizio delle lezioni».
A questi si devono aggiungere anche le decine di conciliazioni che sono arrivati nelle utilizzazioni dei docenti per cui tramite l’algoritmo messo in piedi dal Ministero, chi aveva indicato tra le priorità Belluno si è trovato nel Sud Italia e viceversa chi aveva messo tra le ultime chance la provincia montana si è trovato riconfermato. «Anche in questo caso non si riuscirà a sanare tutte queste posizioni entro il 12 settembre», precisa Mazza, «e questo significa che probabilmente neanche a fine settembre i ragazzi avranno il corpo docente al completo».
Il sindacalista, però, rilancia la possibilità di recuperare i soldi per pagare nuovi docenti dalla mancata assegnazione delle dirigenze scolastiche. «In provincia di Belluno sono nove i presidi con reggenze. Questo perché mancano i dirigenti, visto che non si vuol fare il concorso. Ma allora», propone l’esponente della Flc Cgil veneta, «perché quei soldi risparmiati dai presidi che mancano, che facendo un breve calcolo potrebbero ammontare a circa 175 mila euro, non si utilizzano per pagare degli insegnanti e quindi assumerne per garantire un’offerta formativa adeguata ai ragazzi? Ma neanche in questo caso il Miur ha voluto fare qualcosa, malgrado l’impegno dell’Ufficio scolastico territoriale che, con un personale ridotto al lumicino, sta cercando di trovare le soluzioni».
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