Scuola, proteste continue contro la riforma
BELLUNO. Continuano le proteste contro la riforma cosiddetta della “buona scuola”, con i docenti precari sul piede di guerra in particolare sul nuovo sistema delle assunzioni su base nazionale, che hanno portato in provincia di Belluno a lasciare “scoperti” metà dei 200 posti disponibili, che saranno quindi assegnati a docenti dalle altre parti d'Italia.
Nei giorni scorsi c'è stata una grande manifestazione regionale al Lido di Venezia, dove si sta svolgendo la mostra del cinema, con circa 200 partecipanti, tra cui una ventina di bellunesi.
Con la nuova riforma saranno finalmente stabilizzati circa 103mila precari della scuola, ovvero insegnanti che da anni, se non decenni, aspettano una cattedra fissa.
Sebbene il fine ultimo sia più che condiviso, le sigle sindacali contestano in particolare il metodo che, per via del sistema di graduatorie in più fasi, costringe a spostamenti anche tra regioni per avere un posto di lavoro.
«Il piano di assunzioni presenta molte criticità - dice Livio D'Agostini della Gilda Veneto – prima di tutto avevamo chiesto un piano progressivo che coprisse tre anni la cifra di circa 150mila precari e non 100mila in un colpo solo, con tutti i disagi del caso. Il problema principale è l'esistenza di più livelli di graduatorie: prima ci sono quelle provinciali (ad esaurimento Gae) e poi quelle regionali (i vincitori dei concorsi che si sono svolti negli ultimi anni), esaurite le quali subentrano quelle nazionali (con le fasi B e C). Questo significa che se non ci sono docenti in graduatoria di una determinata provincia allora toccherà reperirli su scala nazionale. Dato che l'età media dei precari italiani è di 42 anni con 14 anni medi di servizio, in pratica si costringono intere famiglie a spostarsi da una regione all'altra. Visto che dopo un anno si potrà chiedere di essere ricollocati, è logico che molti tenteranno di tornare nel loro luogo di origine dove hanno i loro affetti, con conseguenti danni per la continuità didattica e per il turn over».
«Per quanto riguarda la provincia di Belluno – spiega D'Agostini - la situazione è simile ad altre zone del Veneto. 208 sono le cattedre assegnabili ma di queste ben 103 non hanno candidati in provincia e quindi saranno assegnate a candidati che arrivano dalle graduatorie nazionali. Per esempio in provincia ci sono tre posti per insegnare lingua spagnola ma nessun candidato nelle graduatorie locali, per cui i posti saranno assegnati a docenti che possono venire da qualsiasi altra parte d'Italia. Ora la nostra azione di protesta continuerà con riunioni e assemblee in ogni territorio».
Enrico De Col
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