Scuola, servizio pre-ruolo riconosciuto dal tribunale

La Flc Cgil plaude alla sentenza del giudice del lavoro di Belluno su alcuni casi Guastella: «In primavera pronti ad avviare una nuova serie di vertenze» 
17/09/2008 ROMA LA SCUOLA IQBAL MASIH . LEZIONE IN UNA CLASSE DI III ELEMENTARE
17/09/2008 ROMA LA SCUOLA IQBAL MASIH . LEZIONE IN UNA CLASSE DI III ELEMENTARE
BELLUNO. Il Tribunale del lavoro di Belluno riconosce il diritto dei lavoratori della scuola alla valutazione piena del servizio pre-ruolo. «È un importante riconoscimento a seguito del ricorso patrocinato dalla Flc Cgil, per cui la prossima primavera avvieremo una nuova campagna di vertenze», dice Walter Guastella segretario della Flc Cgil.


Il Tribunale di Belluno nelle scorse settimane ha stabilito che il servizio prestato dal personale scolastico in qualità di supplente deve essere valutato in modo pieno ai fini della progressione economica di carriera.


«La sentenza fa seguito a innumerevoli analoghi pronunciamenti di tantissimi altri tribunali», spiega Guastella. «La vicenda trae origine dalla particolare modalità di valutazione del servizio pre-ruolo operata dall’amministrazione scolastica. In breve: il personale docente, amministrativo e ausiliario della scuola pubblica, una volta immesso in ruolo, ha diritto alla valutazione ai fini economici degli anni di servizio prestati in qualità di supplente. A seguito di tale valutazione», prosegue il sindacalista, «il lavoratore matura il diritto ad essere collocato nel gradone stipendiale di competenza, al relativo adeguamento retributivo e alla liquidazione degli eventuali arretrati nel frattempo maturati. L’amministrazione scolastica, a dispetto di quanto stabilito dalla Corte di Giustizia Europea e degli innumerevoli pronunciamenti dei Tribunali nazionali, si ostina a riconoscere per intero solo i primi quattro anni di servizio pre-ruolo, e a valutare la parte eccedente solo in misura di 2/3. Andando nel concreto: chi ha fatto 10 anni di supplenze all’atto della ricostruzione di carriera se ne vede riconoscere solo 8 (i primi 4 interi + 2/3 dei 6 rimanenti)».


«Il perseverare da parte del Miur in un comportamento illegittimo assume ormai i contorni di una palese illogicità», sottolinea Guastella, «il Ministero, infatti, da un canto è a tal punto consapevole che modalità di calcolo che adottata è illegittima che non si azzarda neppure di appellare le varie sentenze che riconoscono le ragioni dei ricorrenti e lo condannano al pagamento delle spese processuali, dall’altra continua pervicacemente a non riconoscere direttamente ciò che è comunque costretto a riconoscere in sede di giudizio. A chi giova? Di certo non ai lavoratori che farebbero benissimo a meno delle complicazioni dovute al dover percorrere la via giudiziaria per vedersi riconoscere un diritto acclarato; non alle casse pubbliche, costrette al pagamento delle spese legali seguenti il giudizio di soccombenza. Non rimangono che gli avvocati».


Visto che questa faccenda non si intravede ancora alcun mutamento di indirizzo da parte del Miur, la Flc annuncia fin da adesso che per la prossima primavera «prevediamo la presentazione di un ulteriore ricorso a tutela di quanti (docenti e Ata) nel frattempo avranno ricevuto dall’amministrazione scolastica e dalla Ragioneria dello Stato il “decreto di ricostruzione della carriera».


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi