Scuola, una nuova beffa per i precari

BELLUNO. L'università di Padova subissata di proteste da parte degli insegnanti che, pur frequentando i corsi abilitanti, saranno probabilmente esclusi dal concorso a cattedre 2016.
In provincia di Belluno sono un centinaio i docenti che si stanno abilitando - chi con Tfa (tirocinio formativo attivo), chi con Pas (Percorso abilitante speciale)-: ironia della sorte questi corsi finiranno all'inizio di giugno, ma il termine di presentazione della domanda di partecipazione al concorso è il 30 marzo. Lo dice il bando appena emanato dal governo - lo scorso 26 febbraio - che non ammette l'iscrizione con riserva, nonostante i rettori delle università italiane e i sindacati, vista la situazione, avessero avanzato a gran voce questa richiesta.
Il risultato è semplice da spiegare: molti docenti rimarranno esclusi dal concorso e quindi non avranno più possibilità di entrare in ruolo per i prossimi tre anni, visto che la copertura dei posti prevista è di durata triennale.
I frequentanti dei Tfa e Pas in questi giorni hanno chiesto al rettore e alle segreterie organizzative dell'Università di Padova di intensificare le lezioni per poter conseguire il titolo necessario entro fine marzo. Una soluzione chiesta anche dagli studenti di altre università italiane e che è stata accolta quasi ovunque: da Napoli a Firenze, fino a Trento; è in discussione anche a Bologna e Udine. Le solite disparità di trattamento tutte italiane, che questa volta i docenti non riescono a mandare giù. Anche perché questi corsi hanno costi altissimi: 3 mila euro e rotti più le spese dei viaggi per raggiungere due o tre volte la settimana la sede dell'università, che per i bellunesi è tra l'altro molto più scomoda e dispendiosa. In tutto oltre a 1.500 ore di lezione con obbligo di firma e gli esami; la formazione prevede un tirocinio a scuola di 175 ore (nonostante siano già docenti che lavorano da molti anni), il tutto da conciliare con il lavoro.
Il malcontento è sentito soprattutto dagli specializzandi in sostegno: «Ricordiamo al Miur che quella del sostegno è l'unica classe di concorso in cui i posti disponibili sono più del numero degli specializzati: ogni anno i ragazzi disabili cambiano insegnanti, anche due o tre volte l'anno per il “balletto” dei precari. Non c'è alcuna continuità, e questo a discapito dei ragazzi più sensibili, che hanno bisogno di seguire un progetto educativo lineare per poter acquisire dei risultati durevoli: tagliando fuori noi, che siamo preparati e motivati, il governo e l'università fanno il loro male più che il nostro».
Gli organi universitari padovani competenti si sono incontrati ieri pomeriggio e i docenti attendono speranzosi il responso. E domani sarà la volta di Udine.
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