Scuole bellunesi, i bilanci sono ridotti all'osso

Alle famiglie si chiedono contributi per assicurare il funzionamento
Il dirigente del Primo Circolo didattico di Belluno, Fulvio De Bon e a lato una lezione in una scuola elementare. Vita dura per gli istituti scolastici con bilanci sempre più risicati
Il dirigente del Primo Circolo didattico di Belluno, Fulvio De Bon e a lato una lezione in una scuola elementare. Vita dura per gli istituti scolastici con bilanci sempre più risicati
BELLUNO. Sempre più dura la vita per le scuole, tanto che prosegue la richiesta di contributi alle famiglie per sostenere le spese per l'acquisto di toner, carta per le fotoocpiatrici, detersivi e carta igienica. A queste spese, però, se ne aggiungono altre, come quelle per le visite fiscali e per gli arretrati della Tarsu, la tassa sui rifiuti. Insomma, giorno dopo giorno, la situazione si fa sempre più insostenibile. Contributi volontari. Se il dirigente scolastico si perita a chiedere i soldi, ci pensano i genitori a cercare di risolvere i disagi della scuola. «La prima parte dell'anno è stata drammatica», confessa il dirigente del Primo Circolo, Fulvio De Bon. «Fino a dicembre, infatti, abbiamo tenuto in sospeso diverse attività, con i genitori pronti a offrirci la loro disponibilità per sopperire alla carenza di risorse. Ora, però, dal ministero qualche contributo è arrivato e la situazione si è così stabilizzata. Si tratta di una boccata d'ossigeno che ci permetterà di riprendere tutte le attività almeno nel secondo quadrimestre». Al Secondo Circolo, dove non se la passano certo meglio, oltre a contenere le spese e a tagliare le attività che non abbiano la compartecipazione delle famiglie, la richiesta di aiuto arriva sotto forma di assicurazione facoltativa dei bambini: «Per cercare di aumentare le risorse, quest'anno abbiamo aumentato la quota assicurativa (l'assicurazione è facoltativa) portandola a 10 euro. Abbiamo così recuperato 4 euro per le spese di funzionamento», dice la dirigente Renata Dal Farra. Al Terzo Circolo, la direttrice Concetta Spadaro ha deciso di far recapitare alle famiglie, tramite i bambini, una lettera in cui si chiede un contributo volontario di 10 euro. «Lo ha deciso il consiglio d'istituto. Si tratta di una cifra minima, che è possibile detrarre fiscalmente, avendo una ricevuta postale o di un bonifico». Ad applicare una quota per il funzionamento scolastico sono anche le medie: 15 euro alle Nievo e 22 alle Ricci. «Servono per il libretto scolastico, per l'assicurazione e per il funzionamento della scuola. Visti i tagli imposti dalla Finanziaria già da un paio d'anni, possiamo andare avanti solo in questo modo». Ma se da un lato capiscono le difficoltà della scuola, dall'altro i genitori gridano allo scandalo, chiedendosi cosa resti di una scuola che si dice dell'obbligo. «Dov'è il Comune in queste situazioni? Perchè non si danno dei soldi per far funzionare come si deve la scuole dell'obbligo?». E anche sul contributo volontario si dicono perplessi: «Ci dicono che è detraibile, ma alla fine è più alta la cifra da pagare per fare il bollettino postale o il bonifico che la somma che ci verrebbe restituita». E arriva una proposta: «Perchè non organizzare delle manifestazioni per recuperare risorse?». Le visite fiscali. Ma i fondi trasferiti dallo Stato dureranno poco, perché ci sono le visite fiscali da pagare. «Prima le pagavano le Usl, ma dall'estate sono venute in capo alle scuole», dicono i dirigenti. «Il che significa altri 4-5mila euro all'anno che non sappiamo dove andare a pescare». Alcune scuole hanno già fatto presente all'Usl le loro difficoltà, chiedendo un po' di pazienza. «Per la legge Brunetta siamo obbligati a chiedere la visita fiscale anche per un solo giorno di malattia, ma non sappiamo come pagarla: tra spese di funzionamento e altro, sarà dura trovare questi soldi». L'unica speranza è che il ministero avvii un monitoraggio nelle scuole per capire quante sono le visite e copra la reale spesa con un fondo a parte per ogni singolo istituto.

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