Scuole e strade, un milione in meno. Padrin protesta ma Gidoni lo attacca

Quasi una beffa. La Provincia di Belluno riesce a provvedere alla manutenzione delle scuole e delle strade utilizzando una quota dei 15 milioni che incassa dai canoni idrici, ma per la stessa ragione si vede ridurre i fondi del Ministero dell’Interno per le medesime “voci”.
«Ci hanno assegnato un milione e 200 mila euro, mentre speravamo di ricevere almeno un milione in più – ammette il presidente Roberto Padrin –. Le altre Province del Veneto hanno percepito da un minimo di un milione e 971 mila euro di Rovigo ai 9 milioni e 881 mila euro di Treviso».
Padrin si è rivolto sia al presidente dell’Unione delle Province Achille Variati che all’onorevole Federco D’Incà del M5S per capire se ci può essere un’aggiunta.
Tecnicamente è impossibile, è stata la risposta; bisogna aspettare – hanno spiegato – la variazione dei criteri di determinazione dei contributi.
Il Viminale ripartisce il contributo complessivo di 250 milioni di euro, per gli anni dal 2019 al 2033, secondo i criteri previsti dalla legge di bilancio 2019. Che sono questi: il 50 per cento va alle Province che nel 2017 hanno diminuito la spesa per strade e scuole, rispetto alla spesa media riferita al triennio 2010-2012; l’altro 50 per cento alle Province in proporzione all’incidenza determinata dalla manovra di finanza pubblica rispetto al gettito dell’Rc auto, dell’imposta provinciale di trascrizione, nonché del fondo sperimentale di riequilibrio.
«Le quote maggiori, in altre parole – precisa Padrin – sono state assegnate a quelle Province che hanno dovuto maggiormente ridurre le spese per strade e scuole per effetto dei tagli alle risorse finanziarie. Sulla base di tali criteri alle Province del Veneto sono stati attribuiti 23 milioni». Il consigliere regionale della Lega, Franco Gidoni, ieri è partito all’attacco. Specie della Provincia e, in particolare, dei collegamenti tenuti dal presidente Padrin con il parlamentare del Pd Roger De Menech.
«In questi anni i soldi della Regione hanno salvato la provincia di Belluno dal default, come sta accadendo invece alla provincia piemontese del Verbano Cusio Ossola. Averlo fatto senza contestualmente denunciare con forza questa anomalia di usare i soldi ricevuti dalla Regione per coprire i tagli statali, evitando anche di polemizzare con l’allora governo PD ed i suoi luogotenenti locali, ora purtroppo risulta penalizzante in relazione ai nuovi e importanti finanziamenti assegnati dall’attuale governo».
Gidoni critica Palazzo Piloni perché di fatto ha compensato i tagli statali con i canoni idrici «suscitando più di qualche perplessità, come più volte anche evidenziato dall’assessore Bottacin. Mentre le altre province innescavano una vera e propria guerra contro lo Stato sui tagli, a Belluno si preferiva non protestare fermamente contro il governo del Pd, tanto pagava la Regione».
Il presidente Padrin non nasconde la sua amara sorpresa. «Siamo in un momento di generale difficoltà, con situazioni di emergenza che esigono di essere affrontate con la massima condivisione. Continuare a polemizzare non serve. È indispensabile, invece, essere costruttivi. Cresce, altrimenti, la sfiducia della nostra gente» sottolinea il presidente, confermando di essersi attivato per modificare i criteri di distribuzione. E, quando all’uso di una parte dei canoni idrici, Padrin ricorda che non c’era altro modo di fronteggiare le situazioni di emergenza.
Ma perché – insiste con le obiezioni il consigliere Gidoni – Belluno ha dato il suo benestare alle altre Province su questo criterio di riparto? Da qui la richiesta allo stesso Padrin perché interloquisca con i suoi colleghi presidenti, in modo da modificare il parametro di riferimento affinché questo non penalizzi nuovamente Belluno nei futuri riparti.
«L’ho già fatto. E prima ancora di ricevere questi consigli da Gidoni» conclude il presidente. —
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