Scuole Gabelli di Belluno, cinque milioni per riaprirle / FOTO / VIDEO / #matteovieniascuola
BELLUNO. Un gioiello dell’architettura e della pedagogia chiuso per crolli nelle aule. Parte dalle scuole elementari Gabelli di via Segato la prima segnalazione bellunese al premier Matteo Renzi, intenzionato a puntare sull’edilizia scolastica per rilanciare il Paese, attraverso l’iniziativa #matteovieniascuola dei quotidiani locali del gruppo Espresso.
Edificate in pieno centro, le Gabelli portano chiari i segni del loro periodo di costruzione, gli anni ’30 del secolo scorso. Ma con un tocco di innovazione. «C’è una piscina, le vetrate sono grandi per fare entrare la luce e tutto è stato progettato a misura di bambino secondo il metodo Montessori» spiega il sindaco Jacopo Massaro, «è una scuola che ha rilevanza nazionale, riportata anche nei libri di storia dell’arte».
Ma chiusa ormai da cinque anni. Il 29 maggio 2009 un controsoffitto cede - tecnicamente si è trattato di sfondellamento - e i circa 300 bambini finiscono l’anno scolastico in un altro istituto. Da quello successivo studiano in un prefabbricato di proprietà del Comune costato un milione e 200mila euro. Nel frattempo è nata un’associazione attiva per il recupero della scuola.
«Per sistemare la Gabelli ci vorrebbero cinque milioni» spiega Massaro, «è paradossale perché in tesoreria il Comune di Belluno ha proprio quella cifra bloccata dal patto di stabilità. Ma per un intervento del genere è imprescindibile un intervento esterno, magari dalla Regione o dal governo».
Intanto qualcosa si è fatto. Il parco della scuola è stato sistemato e aperto ed è usato per insegnare ai bambini ad andare in bici, con tanto di segnali stradali. Grazie ad un finanziamento della Fondazione Cariverona il Comune sta per avviare una ricognizione sismica dell’edificio, prima tappa per il suo recupero. Sta per partire anche la ristrutturazione della palestra dopo un lungo appalto.
«Il patto di stabilità non dovrebbe proprio esserci» conclude Massaro, «l’ho già detto a Renzi ma lo ribadisco. E poi ci sono le normative per l’agibilità, che cambiano ogni anno. Bisogna tracciare un punto fermo su questi requisiti».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi