Scuole paritarie bellunesi strangolate dalle bollette. «Senza aiuti rette più care»
BELLUNO. Qualcuno ha già dovuto arrendersi. Altri resistono, ma se non arriveranno aiuti statali sarà inevitabile aumentare le rette. I rincari dell’energia stanno strangolando le scuole paritarie della provincia. Una trentina di strutture, che in molti territorio sopperiscono all’assenza di asili e Nido pubblici e che offrono un servizio prezioso e fondamentale alle famiglie.
Sono 1.430 i bambini che lunedì inizieranno l’anno in una scuola paritaria. Un numero che da solo basta a far capire cosa accadrebbe se le scuole Fism (Federazione italiana Scuole materne sociale), chiudessero.
«La preoccupazione in questo momento è grande», spiega il presidente della Fism provinciale, Stefano Triches. «Siamo una provincia molto esposta ai rincari, perché da noi il riscaldamento funziona da ottobre a fine maggio in moltissime zone. E siamo arrivati ad un punto in cui sarà quasi inevitabile aumentare le rette».
CHI HA GIA’ DOVUTO RITOCCARE LE RETTE
Qualche struttura ha già dovuto farlo. È il caso delle scuole materne Don Bosco, Zanetti Persicini di Sois e Divina Provvidenza di Cusighe. «Questi rincari delle bollette incidono molto, noi avevamo le rette un po’ più basse di altre strutture e le abbiamo alzate leggermente per adeguarci», dicono da Sois. Qui l’aumento scatterà da gennaio 2023 e a breve ci sarà una riunione con i genitori dei 42 bambini che frequentano la scuola dell’infanzia per informarli.
Anche la scuola materna Don Bosco ha aumentato di 20 euro al mese la tariffa. «Le bollette erano già raddoppiate lo scorso anno scolastico», spiega don Claudio (la struttura è della parrocchia).
«Abbiamo rifatto la centrale termica qualche tempo fa, passando dal gasolio al gas, e il gas è schizzato alle stelle. Siamo preoccupati, anche perché i nostri utenti sono bambini, non possiamo abbassare i riscaldamenti di tanto... cercheremo di contenere i costi il più possibile, ma è necessario un aiuto capillare per strutture come le nostre, per riuscire a garantire il servizio che diamo».
La pensa allo stesso modo Fulvio De Bon, presidente della scuola paritaria Divina Provvidenza di Cusighe che ospita un’ottantina di bambini e che da quest’anno chiederà 20 euro in più alle famiglie per mandare i bimbi all’asilo e al Nido.
«L’aumento è stato deciso la scorsa primavera e abbiamo già informato le famiglie», afferma De Bon. «Abbiamo cercato di limitare gli aumenti al minimo, ma era inevitabile. Ci auguriamo arrivino degli aiuti dallo Stato».
GRIDO DI ALLARME
«Speriamo che il governo faccia rientrare anche le imprese che si occupano di sociale nei contributi destinati, per ora, solo alle imprese energivore», evidenzia Triches. Un aiuto è fondamentale in questa fase, per non far cadere tutti i rincari sulle famiglie. «In certi comuni ci sono solo scuole paritarie, se dovessero chiudere chi darebbe questo servizio alle famiglie?».
La beffa è che le scuole paritarie devono (giustamente) rispettare tutti gli obblighi di legge di una struttura statale, ma finora non hanno avuto accesso ad alcun contributo. Sono anche state tagliate fuori dai fondi Pnrr, perché gli interventi si potevano fare solo su edifici di proprietà pubblica.
«Molte strutture si reggono grazie alle numerose iniziative di volontariato organizzate dalla comunità di riferimento con le quali vengono raccolti fondi preziosi», conclude Triches. «Ma serve un sostegno dalle istituzioni».
CHI RESISTE, CON FATICA
Proprio grazie alle tante iniziative organizzate dalla comunità di Salce, l’asilo Luigi Aldo Carli per ora è riuscito a non aumentare le tariffe. «Ma siamo in difficoltà anche noi, come tutte le scuole paritarie», dicono dall’istituto.
Anche il San Gaetano di Castion resiste, ma non si possono escludere aumenti nei prossimi mesi. Il consiglio direttivo è in scadenza, e il nuovo (che si insedierà a fine settembre) dovrà analizzare la situazione e prendere una decisione.
Nessun aumento anche alla scuola dell’infanzia, con nido integrato, Uno due tre di via Tagliapietra, gestita dalla cooperativa Società Nuova. «La volontà è di tenere le tariffe ferme, si fa fatica a chiedere di più alle famiglie in questo periodo storico», afferma Marco Ciociano Bottaretto. «Essendo un’azienda strutturata, noi per il momento riusciamo ancora a gestire la situazione, ma servono aiuti dallo Stato. Se arriveranno, riusciremo a non aumentare le rette. Se la situazione diventerà esplosiva... navighiamo a vista ormai».
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