Se a tavola si servono 50 sfumature di nudo

Festa trasgressiva di carnevale alla Palazzina Grassi a Venezia. Sul tema del romanzo-cult una cena per ospiti internazionali

VENEZIA. Tra figuranti palestrati in costume adamitico, signorine in topless o in guêpières da mistress, corpi maschili e femminili coperti solo di qualche nastro da bondage annodato qua e là a mo’ di ghirigoro, sembrava quasi che, più delle proverbiali cinquanta sfumature di grigio, a farla da padrone fosse in realtà il color carne, ovvero le altrettante variazioni cromatiche della pelle nuda. Ispirarsi alle atmosfere del best-seller erotico del momento per solleticare l'immaginario degli invitati ad un party di Carnevale può rivelarsi però una strategia vincente, almeno sul piano dei numeri.

Il giovedì sera veneziano delle “Fifty Shades of Palazzina Grassi” ha infatti addirittura oltrepassato la soglia del tutto esaurito, costringendo gli organizzatori a moltiplicare coperti e posti a tavola per accogliere, invece degli originari 65, i ben 80 ospiti paganti (a 170 euro a persona) di una cena placée intervallata da un apposito programma di intrattenimento “a tema”. Inevitabile l'omaggio all'ultimo Kubrick che, complici i volti celati dalle maschere, è stato subito evocato attraverso il celebre valzer di “Eyes wide shut” e il suono grave delle trombe tibetane che hanno scandito l'inizio di ogni performance. E, dall'antipasto in poi, il menu ha dispensato pietanze per tutti i gusti: dai Carmina Burana alle odalische che danzavano con candelabri accesi in equilibrio sul capo, per l’appunto sulle note di “Le Chandelier” fino a Mrs Nana, corpulenta drag-queen dai capelli color fragola che si è esibita in playback sulla voce di Mina in “L’importante è finire”.

Il tutto condito di appetizers umani posizionati in alcuni punti nevralgici della sala ovvero languidamente sdraiati sui bancone del bar, in giro fra i tavoli, o ancora impegnati ad omaggiare col rituale strip tease maschile gli altrimenti assai meno movimentati compleanni di alcune delle ospiti presenti, tutte per lo più ligie al dress code sexy chic prescritto dal cartoncino di ordinanza, e tutte compiaciute di lasciarsi immortalare dagli infiniti flash, che tra smartphone e fotografi veri hanno più che rischiarato le ispirazioni dark della serata.

Del tutto o quasi assenti gli stereotipi del travestimento classico, ma di certo il cliché prediletto ammiccava più all’identikit della protagonista di “Histoire d’O” che non a quello della damina settecentesca.

Quasi più scenografici ed esplicitamente carnevaleschi delle signore, erano i loro accompagnatori, spesso muniti di maschere elaborate e soprattutto dei tipici tabarri veneziani. Tra champagne, vodka e finger food, variegata ed internazionale la composizione del pubblico, che annoverava soprattutto americani, russi e perfino uno sceicco: “Sono estimatori del Carnevale veneziano, ma tra di loro c'è anche un nucleo di affezionati spettatori che mi seguono in tutti i miei eventi “ racconta la giovane e bionda Ema, al secolo Emanuela Giangreco, ideatrice e voce narrante della piccante soirée nonché fondatrice di un’agenzia veneziana di wedding-planning espressamente specializzata nella celebrazione di matrimoni gay. Una peculiare attenzione alle pari opportunità che è sembrata ispirare nel corso della serata anche l'attività di figuranti e spogliarellisti, intenti ad abbozzare simil-coreografie, o meglio strusciamenti provocanti, che hanno esaurito il campionario di tutte le combinazioni logiche possibili: uomo-donna, uomo-uomo, donna-donna, proprio a voler inscenare gli episodi salienti del sulfureo romanzo al quale era ispirato il party. Insomma, un esplicito invito a scatenarsi nelle danze del dopo cena, ovvero a movimentare la discoteca allestita sino a notte fonda.

E l'erotismo dov’è finito? Esattamente come nel caso della controversa e ormai celebre trilogia di E. L. James, pare che in certi casi dipenda soprattutto dagli occhi di chi guarda.

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