Se la canapa non è solo lo spinello
di Francesca Valente
CESIOMAGGIORE
La canapa si può coltivare, seppur con severe restrizioni. Non nelle varietà da droga, si intende, ma in quelle che, a bassissimo contenuto di THC (inferiore allo 0,2 per cento), possono fornire la materia prima per gli esiti più diversi, e talvolta inaspettati. A dare la curiosa notizia a un pubblico numeroso è stato l’avvocato Luciano Perco, fratello di Daniela Perco, direttrice del museo etnografico di Seravella che domenica pomeriggio ha ospitato una conferenza sul controverso argomento.
La proposta è arrivata da “Coltivare condividendo”, che promuove l’amore e il rispetto per la terra. Il tema non può che suscitare ambiguità: come non pensare alla marijuana, quando si parla di canapa? Ma le due cose si possono scindere: la pianta (sativa, indica o di qualsiasi altra specie si voglia parlare) ha molti altri usi (si possono ottenere più di 25 mila prodotti finiti), che il proibizionismo americano e il monopolio del petrolio sul mercato hanno offuscato.
La canapa si conosce innanzitutto come fibra tessile, ma ha anche ottime proprietà nutraceutiche (nutrienti e terapeutiche) se usato come alimento o condimento. Negli ultimi anni, sulla scia di esperienze pregresse di altri stati, si sta anche esplorando il suo uso in edilizia.
All’avanguardia in questo campo c’è Equilibrium, la prima impresa sociale in Italia che usa la canapa come materia prima nella costruzioni. Seduti al tavolo espositivo c’erano il fondatore Paolo Ronchetti, assieme al tecnico Gilberto Barcella, che hanno parlato, per i rispettivi ambiti, dell’esperienza nel settore, ancora in fase di affermazione sul mercato.
Il “canapulo”, ovvero la parte più dura della pianta, se mescolato alla calce fornisce un ottimo materiale isolante, utilizzabile per tutte le parti perimetrali della casa.
L’architetto Olver Zaccanti, dell’associazione nazionale architettura bioecologica, ha esplorato i problemi provocati dall’urbanizzazione selvaggia e dall’uso di materiali a difficile, lungo o costoso smaltimento: «In Italia l’edilizia è arretrata ed è tra le attività umane a più alto impatto ambientale».
Da qui le spontanee riflessioni sui pregi della bioedilizia. La versatilità della canapa consentirebbe floride coltivazioni anche nelle terre bellunesi, le quali fino a qualche decennio fa, invece delle distese di mais, ospitavano anche varietà colturali come queste, come ha testimoniato la Perco. «Il mais danneggia il suolo» ha sottolineato Lolo Bettega di Coltivare condividendo, che ha plaudito la rotazione delle colture, facendo notare come anche questo sia un fattore determinante nel deperimento del terreno e nella conseguente violenza delle alluvioni.
All’industria Lattebusche ha attribuito un ruolo di prima responsabilità nell’alta presenza di granturco in provincia (80-90 per cento dell’agricoltura totale), il quale serve soprattutto per nutrire le vacche.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi