Sedime ex ferrovia, l’accordo va a monte

Una vertenza civile iniziata 8 anni fa passa in giudicato e il prezzo di acquisto sale all’inarrivabile cifra di 1,6 milioni di euro

CORTINA. Battuta d'arresto per il sedime dell'ex ferrovia. Era quasi fatta: il Comune di Cortina aveva raggiunto un accordo, dopo anni di trattative, per l'acquisto e la cessione. Il vice sindaco Pompanin era sceso a Mestre mercoledì per concordare la formula e ieri lo stanziamento era stato inserito nell'assestamento di bilancio.

«Per una coincidenza incredibile», spiega Pompanin, «una vertenza civile iniziata otto anni fa è passata in giudicato, mandando all'aria tutto. Abbiamo ricevuto la sentenza, che fissa il canone di acquisto ad un milione e 600 mila euro, un livello molto più alto di quello concordato con il Demanio. La vicenda è molto complicata e affonda le sue radici a metà 2005, quando l'Amministrazione Giacobbi approvò l'acquisizione del sedime della ex ferrovia nel territorio ampezzano. L'operazione comportava due tipi di transazione: quella relativa all'acquisto, fissata, nel dicembre 2005, a 261 mila euro, e quella relativa al canone per 5 anni di occupazione. Il Comune si disse allora d'accordo nel pagare gli ultimi due anni di occupazione, ma rifiutò di pagare i primi tre, se non ad un prezzo ridotto e a favore della Società Veneta per imprese e costruzioni pubbliche, poi fallita e incamerata dal Demanio. Il Demanio, dopo aver inizialmente accettato, rifiutò la proposta del Comune di 697 mila euro. Parallelamente, iniziò una causa tra Demanio e Svicp: una battaglia legale complessa e articolata. Il Demanio, infatti, avrebbe dovuto versare alla gestione fallimentare Svicp una quota del 25,82% per i fondi già percepiti dal Comune (450 mila euro al dicembre 2010). Questa percentuale non venne versata e il Demanio chiamò in causa il Comune attribuendogli la responsabilità per la transazione non completata».

A lato della causa civile, con l'arrivo della nuova Amministrazione Franceschi, nel 2008, ripresero i contatti. A quel punto, però, il prezzo del sedime era cresciuto e continuava a farlo ad ogni accordo preliminare: 1,2 milioni nel 2009; 2,8 milioni nel 2012, poi scesi a 1,9 milioni nel 2013.

«Il Comune, pertanto», spiega il sindaco Andrea Franceschi, «dopo estenuanti trattative, aveva raggiunto l'accordo ed era pronto a versare il saldo di un milione e mezzo, con l'aiuto di 600mila euro di fondi regionali per chiudere l’accordo. E Pompanin era appunto sceso a Mestre mercoledì per concordare gli ultimi dettagli».

Ieri pomeriggio è arrivata la sentenza, che ha l'effetto di una "doccia gelata".

«Adesso la palla è ferma», riprende Pompanin, «il canone di occupazione deciso dal Tribunale è fissato a 1,6 milioni, ai quali vanno aggiunti più di 200 mila euro di interessi e quasi 100 mila di spese legali. Nel frattempo, l'accordo con il Demanio, anch'esso penalizzato dalla sentenza, viene di fatto congelato. Se, nel 2005, il Comune non si fosse intestardito a pretendere la decurtazione delle tre annualità, non ci sarebbe stato neppure il processo. Oggi la pretesa di aver già acquistato il sedime con il versamento di 436 mila euro, effettuato nel dicembre 2005, è stata brutalmente sconfessata. Non ci perdiamo d'animo. Incontreremo il Demanio ancora e vedremo il da farsi: se ricorrere o trovare un nuovo accordo. Certo, non vogliamo dare tutta la colpa ai nostri predecessori. Se ci sono voluti otto anni di processo per venirne a capo, significa che la questione non era chiara dall'inizio. Ma, certamente, quello del 2005 fu un errore. E oggi rischiamo di pagarlo caro: per risparmiare, allora, 96 mila Euro, rischiamo di pagarne quasi due milioni oggi. A meno di non rinunciare al tratto della ex ferrovia».

Alessandra Segafreddo

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