Sei ettari di mais sponcio distrutti dai cinghiali

Proteste della cooperativa La Fiorita che ha perso una parte importante  del raccolto: «Adesso basta vanno abbattuti»

BELLUNO

Sei ettari di campo andati distrutti. Una perdita del raccolto stimabile attorno al cento per cento. Niente mais sponcio, solo rammarico e frustrazione, a cui aggiungere l’inevitabile arrabbiatura.

I cinghiali hanno banchettato e lasciato al suolo gli evidenti segni del loro passaggio, mentre la Cooperativa La Fiorita e il proprietario del terreno si sono trovati a fare i conti con le perdite economiche. Siamo nella zona del Boscon, verso Salce, e qui la cooperativa agricola si occupa di alcune porzioni di terreno adibite alla raccolta del mais sponcio.

La produzione tra l’altro la più grossa e consistente de La Fiorita, assieme a quella delle patate di Cesiomaggiore. Ma nell’ultimo mese il maltempo e i cinghiali hanno devastato questa enorme area, rendendo impossibile ricavarne qualcosa ed impennando i dati relativi al raccolto perduto. Niente produzione significa reddito più basso, minori utili e ridotta capacità di poter aiutare gli agricoltori del territorio: per molti la coltivazione non è solo l’hobby del tempo libero, ma rappresenta un vero e proprio primo o secondo lavoro.

«Adesso basta, i cinghiali vanno abbattuti». Sbotta il presidente Eugenio Garlet, che si fa portavoce di un malessere sempre più diffuso in Valbelluna e non solo.

La Cooperativa La Fiorita rappresenta una delle realtà agricole più organizzate in provincia, e negli ultimi tempi sono sempre maggiori le segnalazioni dei danni provocati dagli animali selvatici, cinghiali in particolare. Senza contare quelli riguardanti i piccoli agricoltori autonomi, ai quali magari manca il tempo e la forza di denunciare eventuali danni.

La Fiorita invece, sfruttando i propri numeri e la sua storia, pretende che qualcosa inizi a muoversi. «Nel caso di questi sei ettari, senza dubbio va considerata la sfortuna del maltempo che ha impedito di raccogliere prima. Però l’ultimo mese è stato devastante dal punto di vista dei danni causati dai cinghiali. Anzi, pure i cervi non scherzano in quanto a disastri provocati, e qui entrambi gli animali sono passati di sicuro. Così la tutela del territorio va a farsi benedire, se poi succede questo».

Impossibile pensare di recintare tutti i campi soggetti al problema, «perché se il campo ha dimensioni di cinque, sei ettari un agricoltore può pensarci su, ma la maggior parte dei nostri terreni agricoli li conosciamo, sono piccoli. Creiamo una serie infinita di mini recinzioni?».

La soluzione, secondo La Fiorita, è solo una. «Occorre regolamentare meglio e consentire più abbattimenti di cinghiale. Non può esserci convivenza tra l’agricoltura e questo animale così devastante per i nostri raccolti».

Recentemente, tra l’altro, la Provincia di Belluno ha deciso di eradicare i cinghiali di qualsiasi sesso ed età, istruendo 1400 controllori, tra cacciatori e proprietari di fondi agricoli, per sterminarli. —
 

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