Sempre meno bambini: «Dovremo chiudere le scuole più piccole»

Il dirigente provinciale De Bastiani è preoccupato: «Tra tre anni avremo dieci prime classi elementari in meno»

BELLUNO

«In tre anni perderemo 200 bambini, saremo costretti a sopprimere dieci prime classi alle elementari e a chiudere qualche scuola. I problemi dello spopolamento iniziano a farsi sentire, urge una presa di coscienza da parte delle istituzioni per risolvere la situazione, ripensare il mondo della scuola, ma anche il trasporto pubblico locale e le mense».

L’allarme arriva dal dirigente dell’ufficio scolastico territoriale Gianni De Bastiani, che snocciola dei dati molto significativi. «Se i nati tra il 2013 e i primi quattro mesi del 2014 erano 1.904, l’anno successivo sono scesi a 1.873, per decrescere ancora ai primi del 2017 a quota 1.720 ed infine a 1.686 nel 2018. Questo significa che dal 2015 al 2018 si sono persi 200 bambini ai fini dell’istruzione. Un problema molto grosso».

De Bastiani non nasconde la preoccupazione per il futuro della provincia e della scuola bellunese. «Questo calo della natalità porterà, nel giro di tre anni, alla chiusura di una decina di prime classi elementari in tutta la provincia, dato che poi è destinato ad aumentare nel corso del tempo. Questo significa che dovremo iniziare una discussione seria a livello politico sulla scuola».

Il capo dell’Ufficio scolastico territoriale vede la necessità di «rivisitare l’assetto e la dislocazione dei plessi e la loro conseguente razionalizzazione, riduzione e chiusura».

Ma se si tagliano le scuole e si riorganizza il sistema dell’istruzione, «si dovranno anche rivedere le politiche legate al trasporto scolastico e alle mense. Tutto quanto ruota intorno alla scuola dovrà essere riorganizzato».

A soffrire di più saranno le aree periferiche della provincia che andranno incontro a un ulteriore spopolamento. «L’unico modo per bloccare questa tendenza è far nascere più bambini. Cosa che capita laddove ci sono attività produttive - è il caso di Sedico -, ma anche dove sono messe in atto politiche a sostegno della famiglia. Purtroppo qui in Italia si è sempre pensato più alla previdenza che alla famiglia e ora ne paghiamo lo scotto, specialmente in aree difficili come la nostra. Tra le realtà vicine simili a noi per conformazione geografica, vediamo che Bolzano ha un trend in crescita quanto a natalità. Credo che serva una sforzo comune di tutti e un sguardo lungimirante per ripensare tutti questi servizi e iniziare ad avviare la filiera decisionale delle istituzioni. Per questo ho già avvisato la Provincia, che promuoverà specifici interventi di coordinamento sul territorio». —


 

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