Sentieri mappati sul web, alpinisti contro Google

BELLUNO. “Mountain view” di Google arriva in quota, sulle Dolomiti. Questa mattina la presentazione della Fondazione Unesco, a Belluno. Ma sono in molti che, pur condividendo l’opportunità promozionale, ravvisano i rischi di un’americanata che potrebbe avere delle ricadute anche sul piano della sicurezza.
Ecco le immagini del Pelmo-Croda da lago.
«Attenzione a non bruciare tutto: non si fa un’arrampicata a prova di click». Il consiglio è di Alessandro Gogna, uno dei più grandi alpinisti italiani, che conosce le Dolomiti e le loro vie come le proprie tasche.
«Ben venga l’iniziativa della Fondazione Dolomiti Unesco, se questa contribuisce a una maggiore qualità di conoscenza delle nostre montagne», argomenta Gogna. «In Internet si trova già di tutto, ogni possibile informazione sulle terre alte, i percorsi che le attraversano, le salite, le relazioni di chi c’è stato. Ma molte informazioni sono approssimative e, quindi, c’è bisogno di una maggiore puntualità». Se questo è il contributo che vuol dare la Fondazione Unesco, «ben venga», conclude Gogna. «Bisogna, però, prestare la massima attenzione a quanto viene proposto, affinché non venga utilizzato in modo distorto».
Per Gogna, salire in montagna, magari sfidando le sue difficoltà, presuppone innanzitutto un atteggiamento di modestia e di umiltà. «Guai sfidare le alte quote con un atteggiamento di superbia, presupponendo di conoscere già tutto, soltanto perché si è riscontrato un particolare itinerario in internet e ci si crede nelle condizioni atletiche, e non solo, di poterlo sfidare».
È almeno dal 2006 che il Cnsas, il Corpo nazionale di soccorso alpino, utilizza le mappe in internet delle alte quote per raggiungere, in condizioni di sicurezza, gli incidentati della montagna. «Ben venga anche street view della Fondazione Unesco», applaude Fabio Bristot, conosciuto come “Rufus” dai più. Però è lui stesso a mettere in guardia: «La conoscenza degli itinerari alpinistici e, più in generale, dei percorsi escursionistici è una straordinaria opportunità anche ai fini della sicurezza. È, però, indispensabile l’esperienza diretta, cioè l’aver percorso quelle ferrate, quei sentieri, anche quelli “perpendicolari”, per essere consapevoli di tutte le insidie che nascondono e che possono variare da un giorno all’altro, in base, ad esempio, alle condizioni climatiche».
Per “Rufus” la prevenzione delle sorprese che le alte quote possono riservare non si dà, insomma, una volta per tutte: «Bisogna aver toccato con le mani, aver sfiorato con i propri calli, ogni appiglio per salire in sicurezza. E questa conoscenza la possono dare non le informazioni virtuali, ma solo chi ha avuto esperienza diretta di quelle ascensioni».
No, proprio no: la confederazione delle associazioni ambientaliste e alpinistiche, Cipra, non condivide, suo malgrado, l’iniziativa sponsorizzata dalla Fondazione Dolomiti, Unesco. «Ci siamo battuti, per primi, a sostegno di questa Fondazione. La riteniamo indispensabile per la tutela e la promozione delle nostre montagne», afferma il portavoce Luigi Casanova, «ma questo progetto, che presumibilmente ha motivazioni serie, di conoscenza puntuale delle Dolomiti, rischia di avere ricadute devastanti».
Casanova, uno degli ambientalisti più autorevoli d’Italia, che personalmente ha creduto nella Fondazione Unesco, questa volta non riesce a nascondere il suo scetticismo. «Questa è una mera operazione di marketing all’americana, che contribuirà ad ampliare la conoscenza delle montagne più belle del mondo a un grande pubblico (intento legittimo, anzi doveroso, da parte della Fondazione), ma che contribuirà a uno sfruttamento consumistico del patrimonio ambientale più importante del nostro Paese». «I nostri ragazzi, nel loro entusiasmo, si svegliano una mattina, vanno in Internet, osservano la “prima” del Civetta e, magari dalla più vicina città, si fiondano sulla direttissima, immaginando che sia così facile, come certificano le immagini. Possono trovare un temporale o una nebbia ed ecco che tutto si complica. Siamo sicuri», si chiede Casanova, «che trovino il coraggio di rinunciare?».
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